Le migliori frasi di Alessandro Baricco

Scrittore, nato sabato 25 gennaio 1958 a Torino (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Poesie, in Racconti e in Film come regista.

Scritta da: if so girl 84
Tutti abbiamo una certa idea di noi stessi, magari appena abbozzata, confusa, ma alla fine siamo portati ad avere una certa idea di noi stessi, e la verità è che spesso quell'idea la facciamo coincidere con un certo personaggio immaginario in cui ci riconosciamo.
Tipo uno che vuole tornare a casa ma non trova più la strada. O un altro che vede le cose sempre un attimo prima degli altri. Cose così. È quanto riusciamo a intuire di noi.
Alessandro Baricco
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    Scritta da: Angela Darchini
    Il mare – vide il barone sui disegni dei geografi – era lontano. Ma soprattutto – vide nei suoi sogni – era terribile, esageratamente bello, terribilmente forte – disumano e nemico – meraviglioso. E poi era colori diversi, odori mai sentiti, suoni sconosciuti – era l'altro mondo.
    Alessandro Baricco
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      Scritta da: Vittoria Magi
      Quel che aveva capito, con certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto ogni volta un'ombra, per lei, un'ombra in più, perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio.
      Alessandro Baricco
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        Scritta da: Marianna Mansueto
        Ettore sorrise. E Andromaca gli andò vicino e lo prese per mano. Piangeva e diceva "Infelice, la tua forza sarà la tua rovina. Non hai pietà di tuo figlio, che è ancora un bambino, e di me, sventurata? Vuoi tornare là fuori, dove gli Achei ti balzeranno addosso, tutti insieme, e ti uccideranno?". Piangeva. E poi disse: "Ettore, se io ti perdo, morire sarà meglio che rimanere viva: perché non ci sarà conforto, per me, solo dolore. Io non ho padre, non ho madre, non ho più nessuno. Il padre me l'ha ucciso Achille quando distrusse Tebe dalle alte porte. Avevo sette fratelli e tutti li uccise Achille, nello stesso giorno, mentre pascolavano i buoi, lenti, e le candide pecore. E mia madre, Achille se la portò via, e poi pagammo per riaverla, e lei tornò, ma per morire di dolore, d'improvviso, nella nostra casa. Ettore, tu mi sei padre, e madre, e fratello, e sei il mio sposo, giovane: abbi pietà di me, resta qui, sulla torre. Non combattere in campo aperto, fà arretrare l'esercito vicino al fico selvatico, a difendere l'unico punto debole delle mura, dove già tre volte hanno tentato l'assalto gli Achei, spinti dal loro coraggio."
        Ma Ettore rispose: "So anch'io tutto questo, donna. Ma la vergogna che proverei a tenermi lontano dalla battaglia sarebbe troppo grande. Io sono cresciuto imparando a essere forte sempre, e a combattere ogni battaglia in prima fila, per la gloria di mio padre e per la mia. Come potrebbe il mio cuore, adesso, lasciarmi fuggire? Io lo so bene che verrà il giorno in cui perirà la sacra città di Troia, e con essa Priamo e la gente di Priamo. E se immagino quel giorno non è il dolore dei Troiani che immagino, né quello di mio padre, di mia madre, o dei miei fratelli, caduti nella polvere uccisi dai nemici. Io, quando immagino quel giorno, vedo te: vedo un guerriero Acheo che ti prende e ti trascina via in lacrime, ti vedo schiava, ad Argo, mentre tessi le vesti di un'altra donna e per lei vai a prendere l'acqua alla fonte, ti vedo piangere, e sento la voce e sento la voce di quelli che guardandoti dicono" Eccola lì la sposa di Ettore, il più forte di tutti i Troiani". Possa io essere sotto terra prima di dover udire le tue grida.
        Alessandro Baricco
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