Holly affondò il viso nel golf di cotone blu e il profumo familiare fu come uno schiaffo, un dolore insopportabile che le serrò lo stomaco e le lacerò il cuore. Aghi e spilli le trafissero la nuca e il nodo in gola minacciò di soffocarla. Fu sopraffatta dal panico. A parte il ronzio del frigorifero e il gemito dello scaldabagno, la casa era immersa nel silenzio. Sola! La bile le salì in gola e lei corse in bagno, dove cadde in ginocchio davanti alla tazza del water.
"Oh, Ciara, cosa c'è che non va?" "Niente" "Qualcosa dev'essere successo" "Sto bene, ti dico." "Come vuoi, ma se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene, lo sai."
"Pronto?" "Farò di te una stella!" "Sei ubriaco?" "Forse un po', ma è del tutto irrilevante. Hic!" "Ma... sono le dieci del mattino! Non sei ancora andato a letto?" "No. Hic! Sono sul treno, e andrò a letto fra tre ore circa." "Tre ore! Ma dove sei?" "Sono a Galway. Ieri era la serata dei premi" "Scusa la mai ignoranza, Declan, ma quali premi?" "Non te l'ho già detto?" "No." "Avevo detto a Jack di dirtelo. Quel bastardo..." "Bè, non mi ha detto proprio niente. Allora?" "Ieri sera la serata degli Student Media Awards, e io ho vinto!" "Il premio è che la settimana prossima il mio film sarà trasmesso da Channel Four. Ci pensi? Diventerai famosa, sorellina!"
Holly appese il lenzuolo al filo con una molletta da bucato, pensando a come aveva brancolato per tutto il resto del mese di maggio nel tentativo di rimettere ordine nella sua vita. C'erano state giornate in cui si sentiva felice e contenta, e soprattutto sicura che le cose si sarebbero sistemate. Poi tutt'a un tratto questa sensazione spariva, imprevedibilmente com'era arrivata, e lei veniva di nuovo inghiottita dalla tristezza. E allora, invece di andarsene in giro come uno zombie guardando gli altri vivere la loro vita in attesa che la sua finisse, aveva cercato di crearsi una routine, così da agganciarsi in qualche modo al proprio corpo, e agganciare il proprio corpo alla vita.
La mattina dopo si svegliò ancora completamente vestita e fuori dalle lenzuola. Stava ricadendo nelle vecchie abitudini: i pensieri positivi delle settimane precedenti si stavano erodendo giorno dopo giorno. Era così stancante, questo cercare di essere sempre allegra, e lei era a corto di energie.
"Buon compleanno, Holly! O forse dovrei dire buon compleanno ritardato? Ti ho portato un'orchidea Phalaenopsis nana. Sono arrivate qui freschissime, già in boccio e pronte a fiorire." "Grazie, Richard! Le orchidee sono i miei fiori preferiti." "Bè, tu qui hai un bel giardino. Bello e... verde. Un po' inselvatichito, però..." "Vuoi entrare o eri solo di passaggio?" "Bè, stando così le cose... insomma, entro un attimo."
A volte, la gente può svanire proprio davanti ai nostri occhi. A volte, la gente ci scopre all'improvviso, anche se ci ha sempre avuto davanti. A volte, se non prestiamo abbastanza attenzione, capita che non riusciamo più a vedere noi stessi...
Qualsiasi funambolo è in grado di camminare diritto e tenere in mano un'asta. Ma quel che conta, quando ci si trova a un'altezza vertiginosa, è la capacità di mantenere l'equilibrio.
Adorava gli aeroporti: le piacevano l'odore, il rumore, l'atmosfera, la gente che correva qua e là con le valigie, felice di partire, felice di tornare. Le piaceva vedere gli abbracci, cogliere la strana commozione dei distacchi e dei ritrovamenti. L'aeroporto era il posto ideale per osservare le persone, e la riempiva sempre di un piacevole senso di anticipazione, come se stesse per succedere qualcosa.