Scritta da: Leandro Mancino
Castigati nelle gabbie, gli uccelli, dimenticano come volare.
Composta mercoledì 20 gennaio 2010
Castigati nelle gabbie, gli uccelli, dimenticano come volare.
Il tempo passa e solo tu, puoi decidere se farlo passare velocemente o meno.
E pensare che quella sera ero così vicino.
Forse troppo per la mia piccola vita.
Dolce carezza del vento in una notte piena di stelle.
E non c'è peso peggiore di un peso altrui.
Le lettere dei nostri nomi non sono altro che petali di quel fiore conficcato nel nostro cuore.
Tu resta qui e conta i numeri della tua vita, al resto ci penso io.
Era uno schifo, tutto uno schifo.
Schifosamente pulito.
Non bastano detersivi per pulire l'anima.
Il mio primo orologio lo rubai a mio padre, andavo in giro a ostentare un'enorme oggetto senza saperne nemmeno l'utilità.
Amavo sentire quel cinturino di pelle attorno a qul fragile polso e la cassa gelida venir poi riscaldata dalla mia pelle.
E il rumore... quel ticchettio che di notte, quanto non si riusciva a dormire, mi accompagnava per ore e ore.
Dolce compagno di clandestini pensieri.
Erano quelli i sogni di un bambino che si immaginava adulto.
Credo che tutti noi non siamo altro che pezzi di vita messi uno accanto all'altro.
Puzzle perfetto ma sbagliato, è questo il bello.
Ogni giorno costruiamo un pezzo che andrà comporre quest'opera d'arte... e senza rendercene conto lo andiamo a posizione dove meglio crediamo, senza analizzarlo, capirlo...
Senza dargli l'importanza che merita.