Scritta da: Libripassion
Le parolacce, sulla bocca di chi non le dice mai, acquistano poesia.
Composta sabato 8 agosto 2015
Le parolacce, sulla bocca di chi non le dice mai, acquistano poesia.
Una volta sono stato a Napoli e sentivo che la gente rideva da tutte le parti. Lì sì che sanno come si ride!
Bisogna prima rispettare se stessi. E rispettarsi significa anche essere egoisti, perché l'ego è sacro.
Quando perdi, solo in pochi si ricordano ancora di te.
Il dramma è che quando siamo coinvolti non riusciamo mai a essere obiettivi perché dobbiamo rendere conto prima a noi stessi, che agli altri. E noi, si sa, vogliamo avere sempre ragione.
Ma era l'unico riferimento che avevo, e a volte le persone ce le teniamo buone solo perché non ne abbiamo altre, è triste ma è cosi.
Diceva che sono pochi, pochissimi i libri che terminano con l'ultima riga, e sono i più crudeli, perché non ti danno il tempo di salutare la storia, i personaggi, di distaccarti con la lentezza e la malinconia che inevitabilmente caratterizzano la fine, quando conti le pagine per vedere quanta storia puoi trascorrere ancora insieme all'autore. Non c'è amore più intimo e incompreso di quello di un libro che ti piace, mi ripeteva, e a me sembrava il discorso di un vecchio.
Ci sono confessioni che arrivano senza il bisogno di essere pronunciate, altrimenti non ci si spiega come mai le madri sappiano sempre tutto.
Si erano trovati senza aver mai pensato di cercarsi.
- Ti senti invidiato?
A volte. E sai come me ne accorgo? Col silenzio. L'invidia si manifesta col silenzio. Quando incontri gli amici per strada e non ti chiedono com'è andata, dando per scontato, vuol dire che sono invidiosi.