Preparai ogni cosa con cura: scelsi le mie armi migliori, mi rinchiusi in un silenzio carico di presagi, raccolsi il mio Io e me lo gettai addosso come un mantello. E lo affrontai. Fu estenuante, ma alla fine riuscii a sopravvivere. Quando a sera gli tolsi la vita, una cupa soddisfazione si impadronì di me. Anche per oggi ero riuscito a sopravvivere al mio computer.
Fu quando la vidi nel crepuscolo morente di lontane terre selvagge. Fu quando udii la sua voce nel garrulo riso di un neonato. Fu quando il suo profumo si confuse con l'aroma di esotici incensi importati dall'India. Fu quando avvertii il suo tocco nell'abbraccio di un camino nelle sere d'inverno. Accadde così. Fu allora che capii che l'amavo.
Mi smarrii nel bosco, preda del verde, cuori pulsanti intorno alla mia figura.
Solo. Un fremito di paura.
E poi... dolci zefiri ammantati di muschio ed aghi di pino... fresche carezze di petali color dell'ambra... lento gorgoglio di un ruscello nascosto alla vista...
E finalmente capii quanto labile fosse il confine tra il sentirsi perduto e l'aver finalmente trovato la propria strada.
Se ti amo? Gioisce il vento nello scompigliare chiome di dolci fanciulle? Si commuove il cielo davanti ai baci di due innamorati? Sì. E così io. Ti amo.