in Frasi & Aforismi (Libri)
C'era una volta la fantasia che omaggiava, i più sensibili, con una fiaba. C'era una volta la speranza che rendeva, ai giusti, un lieto fine.
Composta sabato 1 aprile 2017
C'era una volta la fantasia che omaggiava, i più sensibili, con una fiaba. C'era una volta la speranza che rendeva, ai giusti, un lieto fine.
Animali in branco accerchiano la preda, l'azzannano, la mangiano, spinti da esigenze di sopravvivenza. Uomini poco sapienti, radunati in gruppo, aggrediscono, colpiscono, uccidono una persona inerme, per dare sfogo alla rabbia del fallimento, alla loro inutilità sociale, alla cattiveria innata.
Basterebbe osservare, con attenzione, il disegno di un bambino per comprendere, nella semplicità dei segni, la netta distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male.
Ci si scontra quotidianamente tra esseri della stessa specie, nessuno è disposto a lasciar niente a nessuno! In questo contesto, insorgono i vegani pronti ad azzannare, come cannibali feroci, tutti quelli che osteggiano il loro nobile credo.
Chi è vale meno di chi ha! Nell'era dell'esteriorità, valori morali, sacrifici e conoscenza si dissolvono, come farina al vento, sotto la furia travolgente di una macchina guidata dal Dio danaro.
L'amore è una spinta emozionale. L'attrazione è un forte richiamo. L'orientamento sessuale è ricerca di appagamento, di completezza. È libero, senza distinzioni, solo chi segue il percorso segnato dal proprio cuore. I pregiudizi, le discriminazioni, nascono dall'ignoranza, da mentalità perverse di esseri infelici.
Solo chi è stato catturato dal vortice dell'amore e poi, dallo stesso, scaraventato via, può comprendere il significato reale dell'abbandono.
Aveva la stessa vulnerabilità del mare. Si lasciava condizionare dai fattori esterni. Tumultuosa se sorpresa da una impetuosa tempesta, agitata se sfiorata dall'azione del vento, placida, si abbandonava alle tenerezze, se baciata dal sole.
Continuavo a correre, in compagnia della solitudine, sulla interminabile distesa di sabbia. Il rumore ripetitivo dei miei passi e il fischio di un vento pungente, facevano da eco alle onde di tormento che portavo dentro di me. Gocce di sudore scendevano, lungo il viso, lungo il collo, a raffreddare un petto ardente. Alla fine del tragitto, tra il tremolio di muscoli, nervi e un battito di cuore accelerato, un sospiro di momentanea liberazione.
Come un pagliaccio, maschero di allegria le mie tristezze, per fare omaggio di sorrisi.