Non lo sai che alcuni sogni da sveglio non li ricordi, quando apri di colpo gli occhi si sono già diradati, apparentemente bruciati, e invece rimangono sospesi in un angolo insieme al respiro notturno di chi si è alzato.
La solitudine no che non è un affare, ti fa credere di risparmiare e invece non è che uno sperpero di stagioni inutili e di anni andati via davanti a un calendario e la colpa è soltanto mia.
C'è troppa pioggia e sto perdendo quota, attraversando vuoti d'aria tra le nuvole, se piango in acqua non si nota e in mezzo agli altri si consiglia di sorridere.
Ma con gli anni è facile complicarsi abbastanza dentro se non tieni a conto il passato per seguire un'utopia, non avere più nessun elastico che ti riporta all'indietro.
Felicità, improvvisa vertigine, illusione ottica, occasione da prendere, parcheggiala senza frecce o triangolo, tutti dormono già e si è spento il semaforo. Ieri a te, oggi io sono il prossimo, quanto durerà, io lo chiedo agli altri ma si vede che c'era un filo invisibile, se n'è andata via, resta la scenografia.
Il presente dov'è? È su un biliardo pendente e va tenuto fermo con la mano per fermarlo altrimenti ti accorgi con ritardo di quello che hai perduto, del risvolto che è ancora sconosciuto.
Non dimentico che una notte dal letto son caduto e nel sogno io stavo volando da orizzonte a orizzonte mantenuto da un vento e da un coraggio che a terra finora non ho avuto.
Bisognerebbe adesso darsi delle regole, ricordarsi di esser uomini, fermarsi e ridere, così tornare a dare credito agli stimoli, allenarsi sulla pertica ad avere i brividi. Bisognerebbe rilassare tutti i muscoli, saltare qualche virgola, buttarsi un po' di più e poi provare ad alleggerire il carico, buttando a mare secoli di solitudine.
Io sono un'isola e le stelle mi hanno circondato e se cammino nel silenzio troverò il sentiero per ritornare sulla strada dove ti ho lasciato ogni momento è decisivo in una storia.