Il mio Dio è arrivato scalzo: aveva i piedi di un fanciullo e gli occhi fragili di una madre che aveva pianto, guardava oltre, senza dirmi una parola; profumava di mare e ad ogni mia richiesta mi rispondeva con un sorriso. Un giorno chiesi al mio Dio: dove ti posso pregare? E lui mi rispose: ho bisogno di piccoli gesti, ho bisogno che tu cammini su di me leggera e ti accorga che la mia chiesa è la volta celeste i miei altari sono montagne di boschi, gli animali i miei angeli. Tu stai vivendo in me ed io in te. Non ho bisogno di parole. Ho bisogno di silenzi d'amore.
A volte mi capita di scriverti e le parole diventano un nastro, un leggero nastro che si solleva per giungere fino a te e per un attimo, un solo attimo, questo ci unisce.
Siamo stazioni, aeroporti e porti immensi, dove il via vai delle persone si interseca, staziona e passa nella nostra vita; noi a nostra volta viaggiamo e ci fermiamo in altri posti. Succede a volte di non esserci per qualcuno o qualcosa di veramente importante, il destino passa per caso da noi, ma non sempre si trattiene abbastanza per aspettare il nostro rientro.