Quante strade impolverate percorriamo ogni giorno!
Giardini incolti ed erbacce sui muri, cani randagi denutriti che si muovono in branco alla ricerca di cibo, schiene di lavoratori piegate dalla fatica.
E ci meravigliamo dello sporco della via, ci stupiamo dell'incuria della terra, cacciamo via i cani affamati e ci commiseriamo dei dorsi curvati di chi sgobba.
Ma quella strada non è forse la nostra stessa vita?
Il pulviscolo, è l'insieme delle angosce che offuscano la mente;
Il giardino abbandonato, è un cuore che non intendiamo;
Le sterpaglie sulle pareti, divengono le incancellabili cicatrici dell'anima;
i cani randagi, quel senso del dovere che si muove come un branco conforme al "giusto" e alla "ragione" e che lentamente però muore nella fame di una vita che non vive;
Le schiene piegate dei lavoratori, raffigurano, infine, i nostri corpi devoti con dovizia alla bellezza esteriore china nell'infima materia che occulta la sostanza della vera essenza.
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