Se non vuoi è perché vorresti altro, e se vuoi non vorresti altro che ciò che vuoi. Quindi, se vuoi non vuoi (altro), può essere anche che non vorrai più ciò che avevi voluto. Se non vuoi (non) più(!), smetti di volere e quindi anche di non volere. Però se al "non-voglio-più" aggiungi un complemento oggetto, uno molto efficace può essere "non voglio più vivere" allora vuoi ancora qualcosa, perché aggiungendo "vivere" subentra un'azione, e con essa un altro volere. Infatti non volere più vivere è come dire voler morire. Qui la morte rappresenta un modo per voler essere altro. Non significa volere l'annullamento di sé, condizione di cui non conosciamo la natura, che naturalmente non cercheremmo. Lo definirei un tipo di volontà "comparativa", nel senso che facciamo paragoni pensando al nostro stato attuale di insoddisfazione dovuta al fatto, che abbiamo esperienze dirette o indirette di altri modi di essere probabilmente più auspicabili del nostro. Allora si potrebbe giungere alla fatale conclusione, che persino un ipotetico nostro "non essere" che conseguirebbe alla morte, potrebbe essere uno stato migliore dell'essere.
Composta lunedì 10 aprile 2017
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