Scritta da: Stefano Gentilini
Tagliare i fili da ciò che ci rende stupidamente liberi ci fa capire di essere sempre marionette nelle nostre stesse mani.
Composta domenica 26 ottobre 2014
Tagliare i fili da ciò che ci rende stupidamente liberi ci fa capire di essere sempre marionette nelle nostre stesse mani.
L'orgoglio è solo la prigione dell'essere.
Tu sei il limite e l'oltre, ma se ti fermi non esisti.
Pensate che chi si espande in nuovi mondi venga abbandonato? Ci osservano e ci vogliono bene.
In fin dei conti siamo lettere in viaggio, indelebile inchiostro di cuore su pagine d'eternità.
Mi piace credere che le cose belle possano durare tanto esattamente come quelle brutte.
Il nostro universo è parte di un granello di sabbia in un mondo di sabbia.
Per dipingere un quadro ho bisogno di tutte le materie.
In realtà abbiamo entrambe, l'immortalità e la conoscenza.
Quanto più quelle scritture apparivano incongrue con le loro tradizioni e concezioni, tanto più dovevano forzarne l'interpretazione, per renderle più consone ai loro bisogni morali e culturali. Si consolidò così questa molteplice tradizione interpretativa, "falsificante" quanto altra mai, e che pure costituì quel plurimillenario esercizio intellettuale che affinò così straordinariamente le virtù logiche di noi europei. È una mia ipotesi: ma il cavillo può diventare sottigliezza, il puntiglio può diventare rigore, l'arbitrio può diventare inventività, l'astrazione può rovesciarsi in universale concretezza. Così, del resto, la retorica e l'euristica greca del V secolo a.c. fornirono le armi logiche alle grandi riflessioni di Platone e di Aristotele, che restano le fonti massime di tutta la riflessione filosofica di noi occidentali.