E perché non la morte, piuttosto che una vivente tortura? Morire è come esser messi al bando di se medesimi. Silvia è un altro me: bandirmi da lei è esiliar me da me stesso: mortale esilio! Qual luce è luce, se non per veder Silvia? Qual gioia è gioia, se Silvia non mi è vicina? O se non altro poter pensare che mi è vicina, e godere almeno il riflesso della perfezione? Se una notte Silvia non mi è vicina, non ha armonia il canto del rosignolo; se un giorno non contemplo Silvia, quel giorno non esiste per me. Ella è l'essenza stessa di me ed io non sono, se quel suo dolce influsso non mi riscalda, non m'illumina, non mi carezza, non mi alimenta. Col sottrarmi alla condanna mortale non eviterei di morire: se mi attardo qui non vado incontro che alla morte, ma se fuggo di qui fuggo lontano dalla vita.
Questa è l'inevitabile matematica della tragedia, la moltiplicazione del dolore. Troppe brave persone muoiono un po' quando perdono coloro che amano. Una morte può generarne due, venti o cento. È così ovunque.
E quando io volgo intorno lo sguardo e vedo questa camera, e gli abiti di Carlotta e le carte di Alberto, e i mobili che mi sono familiari, e perfino il calamaio, penso: "Tu immagini di esser tutto per questa casa! I tuoi amici ti apprezzano; spesso tu procuri loro la gioia e pensi che non potresti vivere senza di loro, eppure se tu te n'andassi, se tu scomparissi dalla loro cerchia? Sentirebbero, e per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita lascerebbe nella loro esistenza? Per quanto tempo? L'uomo è così effimero che anche lì dove più sicura è la sua esistenza, dove egli imprime l'unica vera traccia della sua presenza e cioè nel ricordo, nell'anima dei suoi amici, anche lì deve annientarsi e sparire, prontamente sparire!"
Niente c'è di temibile nella vita per chi è veramente convinto che niente di temibile c'è nel non vivere più. Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte noi non siamo più. Non è nulla dunque né per i vivi né per i morti, perché per quelli non c'è, questi non sono più.
A volte penso che sarebbe meglio non affezionarsi a nessuno oppure non essere così sensibili a tutto, perché sarebbe troppo e pazzo il dolore che provoca la perdita di chi ami, non voglio iniziare mai a provarlo... ho paura di soffrire di una sofferenza incolmabile!
C'è una sola cosa più nera dell'oscurità: è l'ombra della morte che ti segue con passo costante. Ma la vittima è già stata predestinata, l'abbraccio della morte è su di lei e delle gelide labbra stanno per baciarla per l'ultima volta.
Perché pianto? Perché sconforto? L'Amore è con noi, l'Amore è in noi: unica forza del mondo. Avanti, insieme verso la Luce e la Gioia, arrivederci in Dio.