Il carattere competitivo nell ' uomo è insito in lui e spontaneo , proprio come quello cooperativo lo è nelle formiche. Se fossimo formiche non avremmo bisogno di pensare se una nostra azione sia buona o cattiva , apportatrice di bene o di male - e con questo non intendo certo sostenere che tutti gli uomini si soffermino a pensare a queste questioni- tutto sarebbe già scritto nel nostro corredo genetico , nel nostro istinto che ci farebbe agire solo nell' interesse della comunità - interesse combaciante con il nostro-.
Ma non siamo formiche e ciò si evince non solo dalla disorganizzazione dei nostri moderni formicai , dalla cattiva gestione distribuzione delle risorse alimentari , dalla propensione al cicalare , ma anche dal bisogno di senso di appartenenza - spesso del tutto infondato- verso una qualche fazione , un gruppo che guerreggi con un' altro.
Ciao Vincenzo.
Grazie per la risposta :-))
Oh già , la domanda .
La domanda è : come devo chiamare lo spazio occupato dal silenzio del mondo di fronte alle migliaia di domande che gli uomini si fanno.
La domanda è : che ne pensi di chi si convince e si obbliga ad essere felice di qualcosa che ha ottenuto ? di un desiderio esaudito , di un sogno realizzato ? Il mantenere fede ai propri propositi è un fatto lodevole quando induce a scalare la vetta , ma biasimabile quando la vetta è falsa ? E' la vetta la meta o la scalata ?
La domanda è : se devo ringraziarti per la domanda , dovrò - spero presto - ringraziarmi per la risposta ?
La domanda , non ricordo più quale domanda avevo da porti , ma sono sicuro che tu avresti avuto la risposta , amico.
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