Giovanna mi ha lasciata in tanti modi. Mi ha lasciata in questo mondo, con cuori di carta ritagliati malamente. Mi ha lasciato modi di dire e modi di pensare. Mi ha lasciata con il cratere della sua assenza sabbiosa, infilata ovunque, insopportabile. Mi ha lasciata con libri dedicati e ricordi. Mi ha lasciata con il timbro della sua voce. Le atmosfere che una volta avevano un senso di aspettativa, ora sembrano minacciose. Il profumo della neve è privo di quella gioiosa anticipazione che conoscevo. Il vento esegue giochi crudeli con le foglie. Il sole non tramonta, ma volta le spalle. È tutto ancora bello come quando lo guardavamo insieme, ma ora è cattivo. Lei era la massima esperta nella lettura dei miei pensieri, l'autorità assoluta nel superamento delle mie esitazioni e il balsamo definitivo per lenire tutte le escoriazioni procurate dall'ansia. Sopravvivere alla sua grandezza è doveroso, ma lo sforzo mi consuma. Quel genere di amicizia basato sulla comprensione dell'altro, quando viene a mancare, rappresenta la vera solitudine. La certezza che nessuno mai, seppur volendo, potrà colmare quel distacco fra istinto e ragione, nido e mondo. Chi ci ha meglio compresi e ci ha lasciati non ha commesso l'errore di lasciarci soli, ma di affidarci a un mondo privo di intima comunicabilità.
Io credo che non si possa essere contemporaneamente soli e incompresi, poiché l'incomprensione deriva necessariamente da una relazione. Ciao a te e grazie per il tuo commento!
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