Attendo. Protesa. Ho spiegato le ali come se la natura umana non mi appartenesse più. Inguainata dai miei mali come fossero tatuaggi sulle arterie, ché quando il sangue pompa e irrora è lì che la pelle si tinge di ciò che è stato. Sotto i resti della paura, il coraggio è in residuo. Se seppellisco ricordi, l'antico cova sotto ai bracieri d'un'anima in ebollizione. Dentro, i tizzoni ancòra vivi. Attendo. Protesa. Ed è fulmine sulle visioni. Il passato ha ciglia lunghe, ma pretende i miei occhi. Io, che ho iridi attaccate sui pori. Sono in mancanza dei meno, dei forse, del medio. Esisto nel più e più forte, ché in un giorno vivo tutto il bene del mondo e in quello a seguire, mi chiedo se sono io il male. Attendo. Protesa. Le albe che sorgono ogni mattina, ma che a me sembrano sempre impreviste e credo che ogni alone di luce sia un equivoco o una provocazione delle mie notti.
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