Osai scrivere ipotesi sui crinali delle parole poste a penzoloni sui dubbi. Scelsi la riva. La sabbia umida che seppe subito della brezza e sul mattino timido appoggiai l'azzardo di un palmo che cerca la gota. Sui fondali si inasprì l'indecisione e l'eco delle conchiglie mi raccontò della vastità. Il sibilo. Il tuono. Il cuore. Sommessi tonfi e cerchi concentrici, ché dove fu più acqua, allora, divenne inaspettatamente epidermide. Un volo in diffusione lenta. Il cielo che mutò in terra. E di questo il mare ne sa qualcosa. Scrissi. Fu un vociare indistinto sin dalle prime righe; optai per le onde, alzando gli angoli dei fogli sul gioco del vento. L'ostracismo del pensiero.
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