Non siamo vittime né del destino né dell'ira di un Dio impazzito. La storia ufficiale, la menzogna come ragione di stato ci presentano come responsabili di un crimine ma, ogniqualvolta cercano di spiegarlo, le parole fuggono dalle loro bocche, perché non vogliono far parte del vocabolario della vergogna.
La più grande espressione culturale di un popolo è il suo ordinamento: noi fummo un popolo molto colto perché il nostro ordinamento, poliedrico, pluralista, a volte dolcemente anarchico, ci orientava verso la vita.
Quelli che non hanno il coraggio di mettersi in gioco, di dare tutto sono poveri miserabili che si perdono l'opportunità più bella di fare la storia, ma di farla giusta.
Quelli che non hanno immaginazione né un posto in questo regno del possibile, della felicità possibile, cospirano contro il sole, contro il mare, contro l'estate.
Il sogno si concretizzerà il giorno in cui sapremo dove sono coloro di cui sentiamo la mancanza, perché scoprendolo la nostra memoria non avrà più aperte le ferite dell'incertezza, il balsamo della giustizia s'incaricherà di chiuderle e potremo continuare a sognare, perché solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo ad essere migliori, e se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo.