Frasi inserite da Andrea Spartà

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Scritta da: Andrea Spartà
L'Amore, secondo me, è come il Rock.

Non esisteva in natura, ma qualcuno, un giorno, lo inventò. Un grande qualcuno.
Da quel giorno, però, fu il delirio.
Il rock invase e pervase tutti. Molti, solo sentendone parlare, credettero di poterlo anche ascoltare. Altri ancora si convinsero di poterlo suonare, così, da un giorno all'altro. Eppure i peggiori erano quelli che non volevano assolutamente sentirlo.

Il mondo, ad oggi, è pieno di rock così come lo è di anti-rock. E tutti parlano di rock. E tutti vogliono il rock. E tutti predicano il rock.

C'è ancora chi lo suona e lo canta, ma solo pochissimi eletti riescono a sentirlo davvero. Purtroppo la gente, invidiosa per non essere in grado di suonare nemmeno una singola nota, ha iniziato a strimpellare per attirare l'attenzione e per spacciare quell'accozzaglia di rumori per vero rock.

Così giunse il Caos su questa terra.

Le persone con più orecchio riescono, con molta fatica, a sopravvivere assorbendo rock ogni istante possibile. Il resto della gente, quella più comune e probabilmente ancora troppo immatura, confusa e stordita dall'accozzaglia di rumori che chiunque può sparargli in faccia a tutto volume, viene ingannata da un rock che Rock non è.

Ed ecco perché quando i veri rocker smascherano con ineluttabile verità gli strimpellatori di strada, essi rispondono: "Ma il mio è un rock diverso dal tuo, non puoi giudicare".
Ca**ate.
Il Rock è il Rock, se il vostro è qualcosa anche di leggermente diverso, allora semplicemente non è Rock, idioti.
Composta martedì 6 settembre 2011
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    Scritta da: Andrea Spartà
    È una credenza popolare quella che afferma la cecità dell'Amore... ebbene così, effettivamente, è molto probabile che sia. Di fatti Madre Natura, da che Mondo è Mondo, quando diminuisce qualcosa automaticamente aumenta qualcos'altro. Per questo motivo i ciechi possiedono un udito eccezionale.
    ... ed è per questo, quindi, che tutto quel che viene additato come "cieco Amore" in realtà sente perfettamente il dolce e ipnotico tintinnio del denaro.
    Composta martedì 12 aprile 2011
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      Scritta da: Andrea Spartà
      "È incredibile come tutto svanisce in un lampo, senza lasciare tracce. Il mondo gira troppo velocemente... la gente dimentica in fretta... non c'è più spazio per gli eroi..." disse Andry, sorridente, addentando il proprio panino durante la ricreazione di quella giornata piovosa.
      "Già. Tutto è tornato come prima, eppure non hai mai perso il sorriso. Sembra che tu riesca ad adattarti alla situazione, in qualsiasi sua variante" disse Valery, compiendo la stessa azione del compagno di banco.
      "Ormai ho fatto mia questa sensazione altalenante. Mi sono abituato a sentirmi a capo del mondo e un secondo dopo ai suoi piedi, in lotta per risalire... e anche a vedere tante persone guardarmi con ammirazione e, voltato l'angolo, non ricordare più neanche il mio nome. Così vanno le cose! Purtroppo..." aggiunse infine, con gli occhi persi nel vuoto ma comunque brillanti.
      "Vero. Però, come quasi tutte le cose negative, anche questa ha un lato buono: ti fa capire chi sono i veri amici... e chi invece no" e, così dicendo, Valery si alzò e si allontanò.
      "I veri amici..." sussurrò Andry, continuando a fissare il nulla.
      Un piccolo sorriso si allargò sulle sue labbra.
      Composta lunedì 15 maggio 2006
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        Scritta da: Andrea Spartà
        Daniel Rose Crimson si rese pienamente conto di quanto importante e labile potesse essere una semplice vita. In quel momento, per lui, il mondo non esisteva più. Non c'era nulla al di fuori di quelle quattro pareti! Il suo intero universo si era piegato e ripiegato su se stesso fino a diventare una sola semplice stanza di ospedale, quella in cui si trovava, che galleggiava in un mare di nulla.
        Del resto, e anche di ciò se ne rese conto soltanto in quel momento, era sempre stato così:
        ogni luogo era l'unico luogo, se comprendeva Kayleen.
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          Scritta da: Andrea Spartà
          Credo di essermi innamorato di te.
          Vorrei morire ogni giorno. Morire di te. Morire di overdose della tua dolcezza. Morire per sovraccarico di informazioni ricevute dai suoi sms. Morire per il freddo mentre resto a scriverti fino alle quattro di notte e morire di caldo quando leggo ciò che mi scrivi tu. Morire di felicità quando i miei occhi incrociano i tuoi. Semplicemente morire... nel calore del tuo respiro.

          Credo di essermi innamorato di te.
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            Scritta da: Andrea Spartà
            Passarono le settimane e passarono i mesi.
            Ivan e Giada continuarono a vedersi, sempre allo stesso posto, sempre allo stesso orario, sempre con lo stesso intento.
            "Ehi Ivan..." sospirava Giada, sdraiata sulla spiaggia a pochi passi dal bagnasciuga, la testa poggiata sulle gambe del ragazzo e le mani sul proprio ventre.
            "Sì, Giada? Dimmi" rispondeva sempre lui, come se fosse la parte di un copione già scritto, e sorrideva mentre passava una mano tra i capelli cremisi di quell'angelo e fissava il cielo riflettersi nei suoi occhi, del solito colore così chiaramente indefinito.
            "Raccontami una storia..."
            e così scorreva il tempo, storie su storie, personaggi su personaggi, emozioni su emozioni, fino a quando il sole spariva in lontananza, purtroppo non sul mare bensì dietro le montagne, e veniva il turno della luna e di tutte le stelle, sue fedeli suddite, di specchiarsi negli occhi, spesso lucidi, di Giada Stella.
            Le storie di Ivan, poi, sembravano davvero infinite. Ne aveva scritte decine e decine ancor prima di incontrare quella splendida ragazza, alla quale continuava a raccontarle, ma adesso che il suo cuore era in subbuglio, giorno e notte, l'ispirazione sembrava non dargli pace. E scriveva, senza fermarsi mai se non per raccontare, raccontare a colei di cui si era innamorato quelle storie di cui lei si era innamorata.
            Storie d'amore, tantissime, storie tristi, storie forti, storie fantastiche, storie di vita vissuta. Storie.
            E da ognuna scaturiva un'emozione diversa, tante emozioni diverse, tantissime emozioni uniche.
            Una, due, tre, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento.
            Centoundici emozioni.
            "Ehi Ivan..."
            "Sì, Giada? Dimmi"
            "Raccontami una storia..."
            e lui raccontava di squallidi scenari, di ricordi trasfigurati dalla realtà, di verità nascoste, di canzoni di sottofondo a momenti fantastici, di ragazzini e ragazzine, di uomini e donne, di nonni e nonne, di navi d'oro, di Dio, di gente che si è amata e odiata e tradita, di limiti, di bocche baciate in discoteca senza un vero senso, di anni d'attesa passati ad adorare la stessa inesistente persona, di disperazione, di sogni disillusi, di pianti e di carezze.
            Di vita. Semplicemente.
            "Ehi Ivan..."
            "Sì, Giada? Dimmi"
            "Raccontami una storia..."
            "Ma certo..."
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