"Isabella". Pronunciò il mio nome completo con attenzione; poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. "Bella, arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato", abbassò gli occhi, intimorito, "il pensiero di te immobile, bianca, fredda... di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro... non sarei in grado di sopportarlo". Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. "Ora sei la cosa più importante per me. La cosa più importante di tutta la mia vita".
Sgranò gli occhi. "Questo sarebbe il tuo sogno? Diventare un mostro? ". "Non proprio", risposi, rabbuiandomi alla parola che aveva scelto. Mostro, figuriamoci. "Più che altro, sogno di restare con te per sempre". La sua espressione cambiò, resa mesta e dolce dal sottile dolore che m'incrinava la voce. "Bella". Con le dita sfiorò il contorno delle mie labbra. "Starò sempre con te. Non ti basta?" Il sorriso mi si aprì sotto le sue dita. "Mi basta, per ora".
"Se ci sei tu, non ho bisogno del paradiso". Si alzò lentamente e si avvicinò per prendermi il viso tra le mani, mentre mi guardava negli occhi. "Per sempre", giurò, ancora scosso. "Non chiedo altro", dissi e in punta di piedi avvicinai le labbra alle sue.
Jacob è uno di famiglia. Tu sei bè... non esattamente l'amore della mia vita perché mi aspetto di amarti molto più a lungo. Tu sei l'amore della mia esistenza.