Scritta da: Chiarasandra Trevisan
Pensavo fosse amore e invece ero solo ubriaca.
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Pensavo fosse amore e invece ero solo ubriaca.
Loro non stavano cercando qualcosa di particolare o qualcuno immaginato da sempre. Loro stavano cercando l'ultima opportunità. Quella cosa che di solito viene chiamata "il riscatto". Quella cosa del tipo: "ho capito dove ho sbagliato e vorrei riprovarci per vedere se sono destinato a morire oppure il destino lo posso far andare come cazzo voglio io". Una soltanto. Sembrava davvero ne volessero una ancora, ancora e soltanto un'altra opportunità d'amore.
Ci si costruisce sulle sconfitte. Le vittorie servono solo per ubriacarsi senza essere giudicati.
Tutti vogliono tutto. Tutto diventa scontato, dovuto e ammuffito. Non fai in tempo a dare un dito che ti chiedono un rene. Non fai in tempo a chiedere aiuto che si tagliano le vene. Morti. Se chiedi sono tutti morti. Una città di fantasmi che gridano al mercato con le mani nascoste sotto il lenzuolo a trafficare amore in cambio di sesso e amicizia in cambio di buoni pasto. Ma la vera infelicità qual è? Chiedere e non ricevere oppure dare e non sentirsi mai abbastanza? Ma il problema dove sta? Nel turgido egoismo sempre in tiro o nell'accoglienza vana di un timido altruismo che prende sprangate in viso? Tutti vogliono tutto, tutti vogliono essere felici a discapito della felicità altrui. Questo è il punto. Punto.
Non smettere mai di cercare quello che ti manca.
L'orgoglio non paga. Devasta e lascia la piaga.
Lasciatemi sognare la vita che voglio.
Non berti le stronzate della gente. Ti vogliono ubriaca per abusarti il cervello.
In una mano rimasta vuota ci trovi tutto quello che ha donato.
Che strano modo abbiamo di dimostrare che teniamo a qualcuno. È come quando dichiariamo al mondo di esserci messi a dieta evitando di mangiare davanti a lui e poi, di notte, sprofondiamo la bocca nel frigorifero.