Tentare di farlo felice era una cattiva scelta? Anche se l'amore che provavo per lui non era che un debole eco di ciò che mi era possibile, anche se il mio cuore era lontano, alla deriva, perso nel dolore e nella vana ricerca del mio volubile Romeo, restava una cattiva scelta?
Edward mi si avvicinò prendendo il mio viso tra le mani. Mi sfiorava con delicatezza, premendo la punta delle dita sulle mie tempie, le guancie, il profilo del mento. Come se fossi un oggetto fragilissimo. Ed era proprio così, sopratutto in confronto a lui.
Ci trovammo entrambi in pericolo di morte. Eppure, in quell'istante, mi sentii bene. Intera. Finalmente sentivo il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene. I miei polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine si era chiusa senza lasciare traccia. Mi sentivo perfetta, come se la ferita non si fosse mai spalancata.
Non avevo mai visto niente di più bello. Me ne rendevo conto anche mentre correvo e urlavo senza fiato. Le sue parole nella foresta non significavano più nulla. Poco importava che non mi volesse più. Non avrei desiderato altro che lui, per il resto dei miei giorni.
Le sue labbra lisce come il vetro mi sfioravano i capelli, la fronte, la punta del naso. Ogni volta svegliava il mio cuore assopito con una scossa elettrica. L'eco dei suoi battiti si perdeva nella stanza. Era il Paradiso... ma al centro esatto dell'Inferno.
Non sono mai riuscito a cancellare... l'agonia. Il mio cuore non batteva da quasi novant'anni, ma stavolta è andata diversamente. Non lo sentivo più, al suo posto c'era un vuoto. Come se ti fossi portata via tutto ciò che avevo dentro.
Edward mi strinse con delicatezza. "Sono qui". Respirai a fondo. Era la verità. Edward mi era accanto, sentivo il suo abbraccio. Finché fosse stato così, avrei potuto affrontare qualsiasi cosa. Drizzai le spalle e andai incontro alla mia sorte, confortata dal destino che mi camminava al fianco.