Scritta da: °°SaReTtA°°
in Frasi & Aforismi (Libri)
Forse, in fondo, non era il destino. Forse c'erano molte cose insensate ed era soltanto questione di aprire gli occhi per coglierle.
dal libro "New moon" di Stephenie Meyer
Forse, in fondo, non era il destino. Forse c'erano molte cose insensate ed era soltanto questione di aprire gli occhi per coglierle.
Sì, era come se qualcuno fosse morto. Come se fossi morta io. Era stato molto peggio che perdere l'amore più vero, cosa che, da sole, era sufficiente a uccidere. Avevo perso un futuro, una famiglia, la vita che avevo scelto.
Lottai contro il dolore. Era il prezzo da pagare per salvargli la vita, e l'avrei pagato.
Dopotutto, quante lacerazioni può opportare un cuore prima che smetta di battere? Nei giorni precedenti avevo incassato colpi mortali, e ciò non mi aveva rafforzzata. Anzi mi sentivo orribilmente fragile, come se bastasse una parola a sbriciolarmi.
Feci un sospiro di sollievo. La rabbia era ciò che desideravo sentire: la prova falsa e prefabbricata che era preoccupato per me, un regalo ambiguo del mio subconscio.
Perché combattere, se ero così felice in quel momento? Persino mentre i polmoni bruciavano, a corto d'aria, e le gambe erano immobilizzate dal freddo, ero contenta. Avevo dimenticato cosa fosse la vera felicità.
La felicità. Rendeva sopportabile persino la morte.
Mi sentivo intrappolata come in uno di quegli incubi terrificanti in cui, per quanto corri e corri finché i polmoni non ti scoppiano, non sei mai abbastanza veloce. Più cercavo di farmi strada fra la folla impassibile, più le gambe sembravano lente, ma le lancette della grande torre campanaria non accennavano a rallentare. Vigorose, indifferenti e spietate, giravano inesorabilmente verso la fine... la fine di tutto.
Però non era un sogno, e nemmeno un incubo in cui correvo per salvare la mia vita: in gioco c'era qualcosa infinitamente più prezioso. Quel giorno, della mia vita m'importava ben poco.
[...] Soltanto io ero libera di attraversare di corsa la piazza luminosa e affollata.
E non ero abbastanza veloce.
[...] Al primo rintocco delle campane, che rimbombavano nel terreno sotto i miei piedi spossati, capii di essere in ritardo, lieta che ad aspettarmi ci fosse un nemico assetato di sangue. Perché, se avessi fallito, avrei rinunciato a qualsiasi desiderio di vivere.
Ogni giorno invecchiavo, ma oggi era diverso, peggiore, quantificabile. Avevo diciotto anni.
Edward non li avrebbe mai compiuti.
Il mio posto è dove sei tu.
La consapevolezza aveva fatto breccia e scorreva come acido nelle mie vene.