Scritta da: Lara Olivieri
Dio era presente dappertutto, sempre, e ciascuno lo sperimentava prima o poi nella vita.
dal libro "L'ultima canzone" di Nicholas Sparks
Dio era presente dappertutto, sempre, e ciascuno lo sperimentava prima o poi nella vita.
La guardò con la certezza assoluta di essersi innamorato. La strinse a sé e la baciò sotto il manto di stelle, chiedendosi come fosse mai stato possibile avere avuto la fortuna di averla incontrata!
Al principio c'è il mistero, al termine la conferma, ma nel mezzo ci sono le emozioni che arricchiscono l'intera esperienza. Per la prima volta da mesi, non provava alcun dolore e sapeva che i suoi interrogativi avevano trovato una risposta.
Ti amo. Anche se non ci sei, se non puoi sentirmi. Ti amo.
«È il suo corpo che conta». ribadii.
«Non è affatto vero. Non è il volto, ma le sue espressioni. Non è la voce, ma il modo di parlare. Non è come ti sta quel corpo, ma le cose che ci fai. Tu sei bella».
È stato un miracolo, piùche un miracolo, trovarti, Melanie. Oggi se la scelta fosse tra riavere il mondo e avere te, non riuscirei a rinunciare a te. Nemmeno per salvare cinque miliardi di vite.
- Non puoi saperlo. Non puoi sapere quanto tempo rimane. Non possiamo calcolarlo in mesi, giorni o ore.
- Non preoccuparti, Mel. I miracoli non finiscono così. Non ti perderò mai. Non lo permetterò.
Sono passati millenni ma gli uomini non sono mai riusciti a capire l'amore. Quanto dipende dal corpo e quanto dalla mente? Quanto dal caso e quanto dal destino? Perché certe coppie perfette falliscono, e altri abbinamenti per quanto impossibili prosperano? Non ne so più di quanto ne sapessero loro.
L'amore, semplicemente, è dove è.
Fu come un processo metallurgico nel nucleo profondo di ciò che ero, in corso da tempo e finalmente pronto a forgiare qualcosa di nuovo. Fu quel bacio lungo e ininterrotto a ultimare la nuova creazione, ardente e affilate, e a gettarla con un gran sibilo nell'acqua fredda che la rese dura e definitiva. Indistruttibile.
Tutto ciò di cui ci impossessavamo diventava migliore, più bello e pacifico. Gli umani, invece, erano bestiali e ingovernabili. Talmente abituati a uccidersi l'un l'altro da considerare l'omicidio un gesto comune. [...] La guerra aveva infuriato su quasi tutti i continenti. L'assassinio era approvato, ordinato e applicato con cattiveria. Gli abitanti delle nazioni pacifiche fingevano di no vedere, mentre altri membri della specie morivano di fame sotto il loro naso. Non c'era uguaglianza nella distribuzione delle abbondanti risorse del pianeta. La cosa più vile era che i loro discendenti (le nuove generazioni) erano state troppo spesso vittime di crimini atroci. Per mano non soltanto di sconosciuti, ma anche di chi avrebbe dovuto crescerle. L'incuria e l'avidità avevano messo in pericolo l'intero globo. Se qualcuno avesse paragonato il presente della Terra al suo passato, non avrebbe potuto negare che, grazie a noi, era diventata un posto migliore.