Fino a quel momento la mia vita era stata regolata e controllata come quella di un topo da laboratorio. Adesso che mi ero laureata, mi trovavo improvvisamente sola di fronte al Vuoto Eterno. Sola di fronte al Vuoto Eterno e ai miei prestiti studenteschi, che si presentavano ingannevolmente come un grazioso blocchetto di cedole per indurmi a credere di aver fatto, al 9,25% d'interesse, un vero affarone.
Non importava che la nostra classe fosse vicina a una chiesa. Non importavano le lezioni sui dinosauri, sugli indiani Pueblo e sull'acustica che Mrs. Tumbridge ci faceva tutti i giorni. Una delle prime cose che imparai nella mia nuova scuola fu che se i maschi amavano fare a botte, le femmine potevano essere delle terroriste. Le ragazze potevano individuare una debolezza in un'altra ragazza e torturarla psicologicamente in modo subdolo.
Anche quando eri piccola, quando correvi per le strade con quello storpio e pensavi di essere così superiore, con i tuoi libri e le tue poesie. A che ti serve ora tutta la tua intelligenza? Cosa ti salva dalla strada, la tua intelligenza oppure io? Sono spregevole? Metà delle donne di questa città sarebbero pronte ad uccidere per avere un marito come me. Te l'assicuro.
"Tu hai paura, Nana" avrebbe potuto dirle. "Hai paura che io possa trovare la felicità che tu non hai mai conosciuto. E non vuoi che io sia felice. Non vuoi che io abbia una vita felice. Sei tu ad avere un cuore spregevole."
"La sua malattia è diventata più seria dopo il mio ictus. Per Clio è stato difficile, come lo sarebbe stato per chiunque. Era convinta che le sarebbe successo qualcosa di orribile. Prima Justin, poi io. Secondo lei ci aveva persi entrambi. Ha cominciato ad avere delle paure. Prima erano poco significative, incubi passeggeri che non interferivano con la sua vita quotidiana, ma poi sono peggiorate al punto che il minimo mal di testa si trasformava per lei in un tumore al cervello. Un mal di schiena in un tumore alle ossa. Un ritardo in un incidente mortale. Si aspettava sempre una disgrazia. Era un comportamento irrazionale. Dapprincipio non ci facevo molto caso." [...] "Con il passare del tempo, però, mi sono reso conto che c'era qualcosa che proprio non andava. Lei piangeva in continuazione, veniva da me a mostrarmi ogni gonfiore, neo, lentiggine che pensava le fosse comparso sul corpo. Un neo era un melanoma, un livido il segno di qualche malattia mortale. Non dormiva. Perdeva peso. Io non sapevo che fare per aiutarla e mi era difficile stare a guardare."
Non posso far niente per farti sentir meglio. Questo è il guaio di perdere qualcuno che si ama. Non ci sono parole che possano rimpiazzarlo. Non ci sono lacrime che possano riempire l'enorme vuoto che senti dentro di te. Alcuni ti diranno che il tempo ti curerà, che con il passare dei giorni il dolore si attenuerà. Ma io non te lo dirò, perché non credo sia vero. Impariamo a convivere con il dolore, a tollerarlo in modo che ci permetta di continuare la nostra esistenza, ma nulla lo fa scomparire. E nessun altro riesce veramente a capire quel che provi. Per quanto ti voglia bene, sei sola con la tua tristezza.
Non le piacerà quella compagnia eterogenea, ma la morte è democratica. Non importa chi tu sia, da dove tu venga, o che cosa abbia fatto. Nessuno è speciale.
"Chi dipende è uno che confonde il problema con la soluzione. C'è un tipo che si lava sempre le mani, più si lava più si sente sudicio, più si sente sudicio più si lava: lavandosi crede di risolvere il problema ma il problema è proprio il fatto che si lava." "E che bisogna fare?" Chiedo e non vedo via d'uscita. "Togliergli l'acqua" risponde.