Scritta da: Eleonora M.
Parlare è un atteggiamento, scrivere è un modo di essere.
Composta mercoledì 4 agosto 2010
Parlare è un atteggiamento, scrivere è un modo di essere.
La vita è la forma più assurda e affascinante del paradosso.
In una scala da uno a dieci una cosa tradizionale, per quanto possa essere bella, non arriverà mai oltre il sette e mezzo; un'idea originale rubata a qualcun altro oscillerà tra l'otto e il nove; qualcosa di improbabile e rischioso raggiungerà il dieci, ma non arriverà oltre.
La perfezione sta nel correre il rischio dell'imperfetto superando i limiti preimposti e meravigliandosi della stupenda follia di un pensiero errante.
Prima di te non avevo colori, dopo di te mi è rimasto solo il grigio.
Perché la vita scorre e nel suo incerto andare, ti prepara semplicemente alla parola amare.
Sentendo la morte nel mondo non potevo evitare di sentire la morte anche nel mio cuore e dentro di me, ma come potevo io resistere alla morte che mi opprimeva, senza che avessi un'arma o una difesa altrettanto forte? Come potevo da sola io essere viva e illuminare il mio animo quando tutto era avvolto dalle tenebre? Come potevo sfuggire all'odio, senza che venisse da me l'amore?
La timidezza è come trovarsi davanti ad una porta con scritto "tirare" e non aver mai imparato a leggere.
Questo è un sogno fra tanti, fatto in una notte tra le tante, da sola, forse come nessuno, o forse come prima o poi dobbiamo esserlo tutti. Sognavo l'unica felicità possibile in questo mondo: l'amore, l'amore in tutte le sue forme, l'amore di un amico, l'amore di un uomo, l'amore che non mi è concesso avere. E poi ero libera, libera da tutte quelle catene che ora mi stringono, libera da tutto ciò che mi lega alle cose e mi allontana dalle persone.
Ma questo, era solo un sogno.
La fiducia e la sua mancanza insieme sono la causa della mia rovina.
Camminavo ansiosamente verso l'uscita. Non sapevo nemmeno da cosa stavo scappando. I tubi sul soffitto, vecchi almeno trent'anni, avevano delle perdite e sul pavimento si erano formate pozzanghere di acqua e ruggine. Il suono del mio piede che infrangeva l'acqua rimbombò per il lungo corridoio, ed ebbi paura. Iniziai a correre prima ancora che l'eco si fosse spento dietro di me, ma sapevo che era troppo tardi. Ad un tratto comparve lui: con il volto orrendamente sfregiato e gli occhi rossi, il sangue colava dalle sue dita e seppi, senza ombra di dubbio, che Jacob era morto.