Inebriante piacere è per chi soffre distogliere lo sguardo dal proprio dolore e perdersi.
Composta giovedì 28 febbraio 2013
Inebriante piacere è per chi soffre distogliere lo sguardo dal proprio dolore e perdersi.
Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione" [...]. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta, un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un Dio e mai intesi cosa più divina?"
Tutta la vita umana è profondamente immersa nella non verità.
Il sonno della ragione genera mostri.
Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola.
Bruttezza è mezza salvezza; dal matrimonio.
Per dormire ci sarà l'eternità.
Unire i cocci di una storia non è palese. Continuare con la stessa enfasi ricca di aggressività è palese.
Sogno ma non dormo.
La poesia è un velame di parole, che crea l'immagine di un sentimento.