Scritta da: Pasquale Adamo
Non sono motivato da quello che vedo, sono motivato da quello in cui credo!
Composta lunedì 5 novembre 2012
Non sono motivato da quello che vedo, sono motivato da quello in cui credo!
Fuggiamo dalle nostre responsabilità, ma ciò che ci sfugge davvero è la forza per affrontarle.
Ci costruiamo un mondo parallelo intorno a noi perché quello in cui viviamo non ci piace, ci fa schifo, ma non abbiamo il coraggio di muovere un dito per cambiarlo.
La musica va al di là di ogni conoscenza, ci interpreta in modo continuo e solo grazie ad essa che riscopriamo la gioia di essere noi stessi!
Perché c'era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile. Così era difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano, e com'erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per anni e anni. L'unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse per sempre, l'unica cosa era che in quel che facevano e in quello che dicevano e in quello che erano c'era qualcosa - per così dire - di bello.
Non ci si capiva quasi niente, ma almeno quello lo si capiva.
A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
Ma se un giorno hai vissuto l'amore vero, sai che è tremendamente penoso soffrire per esso.
Si sentiva in pace; stava vivendo uno di quei momenti dell'esistenza che offre una sola alternativa: perdere il controllo delle proprie azioni.
Aveva sbagliato, e sapeva di dover pagare un prezzo. E il prezzo era stato bere un calice colmo del più crudele dei veleni: la solitudine.
Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L'altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l'iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato guardando Silvia in quel modo, nell'oceano profondo della sua vita, entrandoci dentro e lasciando entrare lei nella mia: gli occhi Ma non ho retto lo sguardo. Invece Silvia sì.