Frasi inserite da Marianna Mansueto

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Scritta da: Marianna Mansueto
Furono gli altri ad accorgersi per primi di quello che Alice e Mattia avrebbero capito solo molti anni più avanti. Entrarono nella stanza tenendosi per mano. Non sorridevano e i loro sguardi seguivano traiettorie divergenti, ma era come se i loro corpi fluissero con continuità l'uno nell'altro, attravero le braccia e le dita a contatto.
Il contrasto marcato tra i capelli chiari di Alice, che ne incorniciavano la pelle del viso troppo pallida, e quelli scuri di Mattia, arruffati in avanti a nascondergli gli occhi neri, si annullava in quell'arco sottile che li congiungeva.
C'era uno spazio comune tra di loro, i cui confini non erano ben delineati, dove sembrava non mancare nulla e dove l'aria pareva immobile, imperturbata.
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    Scritta da: Marianna Mansueto
    Il mio tremore si fermò all'improvviso e fui invaso da un calore più intenso, nuovo. Che non bruciava.
    Splendeva.
    Tutto si sciolse dentro di me e rimasi immobile davanti al visetto di porcellana della bambina, metà vampira, metà umana.
    Tutti i lacci che mi stringevano alla vita, si spezzarono in un attimo, come lo spago di un grappolo di palloncini. Tutto ciò che mi rendeva ciò che ero - l'amore per la ragazza morta al piano di sopra, l'amore per mio padre, la fedeltà al mio nuovo branco, affetto per gli altri miei Fratelli, l'odio per i miei nemici, per la mia casa, per il mio nome, per me stesso - si staccò da me in quell'istante - zac, zac, zac - e fluttuò nello spazio.
    Ma non andai alla deriva - un nuovo laccio mi tratteneva dov'ero. Non uno: un milione. Non di corda, ma d'acciaio. Un milione di cavi d'acciaio che mi legavano a una cosa sola; al centro esatto dell'universo.
    Finalmente capii che l'universo ruotava attorno a quel punto. Non avevo mai colto la simmetria dell'universo, che adesso mi era chiara.
    Non era più la forza di gravità a imbrigliarmi.
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      Scritta da: Marianna Mansueto
      "La sta uccidendo vero? Sta morendo". E dicendolo ebbi la certezza che la mia faccia era una copia sbiadita della sua. Più incerta e diversa, perché io ero ancora sotto shock. Ancora non me ne capacitavo, stava succedendo troppo in fretta. Lui aveva avuto tutto il tempo di rendersene conto. Ed era diversa perché io l'avevo già persa tante volte, e in tante maniere diverse, nella mia mente. E perché non era mai stata fino in fondo mia, perciò non potevo perderla davvero.
      Era diversa anche perché non era colpa mia.
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