Anche io sono stufa, stufa, stufa di essere sempre sola, stufa che mi parli come se fossi la figlia della portinaia. Vorrei che mi guardasse come le altre madri guardano i propri figli, vorrei che la sera rimanesse accanto al mio letto per parlare prima di spegnere la luce, senza avere l'impressione che si posizioni come se seguisse un copione e avesse imparato le battute a memoria. Non voglio parlarle perché non ascolta, perché ha sempre l'aria di pensare ad altro, di essere persa nel suo mondo. Non voglio parlarle perché non sa più chi sono, perché sembra sempre domandarsi che cosa la leghi a me, quale sia il nostro rapporto.
Da quando sono nata mi sono sempre al di fuori, dovunque fossi, fuori dall'immagine, dalla conversazione, sfasata, come se fossi la sola a sentire rumori o parole che gli altri non percepiscono, e sorda alle parole che invece sembrano sentire, come se fossi fuori dalla cornice, dall'altra parte di una vetrata immensa e invisibile.
L'amore è una reazione chimica abbastanza curiosa. Sappiamo che lo sforzo di concentrazione che mette in atto il cervello per desiderare una persona, per renderla speciale rispetto al resto dell'umanità e per nobilitarla, non è paragonabile a nient'altro. Praticamente quando si è sotto questo effetto non si possono dedicare i cinque sensi ad altro. Per questo quando appare, quando si manifesta, viene immediatamente riconosciuto. È una delle poche cose di cui si ha la certezza, l'amore.
La sua infanzia l'aveva trascorsa osservando la sera arrivare nel silenzio di due persone che, per quanto rumore potessero fare, non arrivavano mai a rompere il silenzio di fondo.
L'amore era una sbronza che arrivava per tutti, per alcuni prima e per altri dopo. Ma esiste forse qualcuno in tutto il pianeta che preferisca essere sobrio ogni attimo della sua vita?