Scritta da: Mauro Lanari
Ti dicono di rifart'una vita, ma se non ne avessi mai avuta una degna di questo nome?
Composta giovedì 27 ottobre 2016
Ti dicono di rifart'una vita, ma se non ne avessi mai avuta una degna di questo nome?
[Fra i giovani] C'è una supina rassegnazione. Si vive nel galleggiamento del presente fra lo smartphone e lo spritz.
Il potere lorda chi ce l'ha.
Dop'aver toccat'il fondo, al danno s'aggiunge la beffa dell'irrisolvibile dubbio sulla scelta da compiere: tornar'a galla o sfondar'il basamento, forse ultim'ostacolo che ci separa da una realtà finalmente migliore? Potremmo pure scoprire ch'ambedue le opzioni sono prive d'efficacia.
Col dissolversi dei legami familiari ci si incontra solo durante le feste comandate. Ma non nel senso di Natale, Pasqua e Ferragosto, bensì negl'auspicati casi di spartizione d'un qualche lascito testamentario.
Credo che lo scarafaggio sia l'essere vivente con maggiori capacità adattive, cioè con più possibilità di sopravvivenz'al mutare delle condizion'ambientali. Kafka l'aveva già intuito ne "La metamorfosi", 1915.
"Dio ha creato il gatto perché potessimo accarezzare la tigre" (Joseph Mery).
Dio ha creato il cane perché potessimo accarezzare il lupo.
Dio ha creato gli uomini perché potessimo pensare queste cazzate.
L'analisi narratologica ha dimostrato che finora ogni storia è divisa in 3 atti: comparsa, sceneggiata/scemeggiata e scomparsa. L'antica sapienza greca li chiamava Cloto, Lachete e Atropo.
Quando si viene piantat'in asso, la solitudine diventa l'assolitudine.
La religione più diffus'al mondo è il confucionaresimo.