La felicità esiste solo in quanto aspirazione irraggiungibile a cui protendere. La sensazione di inspirare felicità svanisce nel momento stesso in cui l'ossigeno raggiunge l'essenza più intima degli alveoli polmonari. L'unico modo per comprendere la felicità è quello di prendere coscienza del fatto che la sofferenza costituisce componente imprescindibile della stessa. È stupido credere di poter pervenire ad uno stadio di felicità. La felicità non è determinabile, tutt'al più paragonabile ad un fluire d'aria invisibile ed inafferrabile, instabile ed informe, corrispondente a ciò da cui le cellule vitali di ogni organismo vivente traggono energia. La felicità non attiene ad un mondo distinto dalla realtà. La felicità diviene reale se permea ogni mia azione, costituendone fine ultimo e principio d'ispirazione. La felicità non è condiscendenza e la sofferenza è sintomo di non rassegnazione.
Composta sabato 29 maggio 2010

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