Scritta da: Edoardo Grimoldi
Il giusto altro non è che l'utile del più forte.

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    Scritta da: Edoardo Grimoldi
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    "Trasimaco"

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    postato da bluedeep, il
    E' il suo interlocutore - Trasimaco- che sotiene tale - purtroppo verosimile- tesi ; lui ovviamente no.
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    postato da , il
    No, per Zeus, - disse Polemarco- ma neppure io so più cosa dicevo. Questo si però, questo lo credo ancora che la giustizia consista nel giovare agli amici e nuocere ai nemici."
    --Ma dici amici coloro che sembrano onesti  a chi li ama , o coloro che onesti son davvero, anche se tali non sembrano ? E lo stesso ripeto dei nemici.
    - Si capisce - disse- che uno ami coloro che ritiene onesti , e odi invece coloro che ritiene cattivi.
    -Ma non accade- no- che gli uomini s' ingannino su questo, tanto che giudicano onesti molti che non lo sono e viceversa ?
    -Avviene si.
    -Ma allora per costoro chi è onesto è nemico , amico chi invece è cattivo?
    -Certo.
    -E dunque ,per questa gente, sarà ugualmente giusto giovare ai cattivi e nuocere agli uomini per bene?
    - Sembra di si.
    -D' altra parte chi è buono è giusto ed incapace di commettere ingiustizia.
    -Vero
    -Secondo il tuo ragionamento dunque  è giusto far del male a chi non commette ingiustizia.
    - Ma no- disse- caro Socrate ! Ed effettivamente il sostenerlo mi sembra davvero immorale.
    -Allora è giusto - ripresi- far del male agli ingiusti e del bene ai giusti?
    -Questo mi sembra più onesto di quello che dicevi prima.
    - O Polemarco, avverrà dunque che per molta gente che ha una falsa opinione degli uomini , sarà giusto far del male agli amici, poichè di amici cattivi ne ha, e far del bene ai nemici, che siano delle brave persone. Conclusione questa però assolutamente opposta a quella che dicevamo l' affermazione di Simonide.
    -Proprio cosi' - esclamò- .Ma vediamo di correggere la nostra definizione, perchè c' è il rischio di non aver rettamente definito l' amico e il nemico.
    - Quale era la nostra definizione Polemarco ?
    - Che amico è colui che sembra un uomo per bene.
    - E come - dissi- correggeremo ora la nostra definizione?
    - Che amico - rispose- è colui che non soltanto sembra , ma in realtà è uomo per bene, mentre colui che sembra, ma in effetti non è uomo per bene, è amico soltanto in apparenza : e lo stesso si ripeta per il nemico.
    - Da quanto abbiamo detto risulterebbe dunque che amico è l' uomo per bene , nemico l' uomo cat*tivo.
    -Si.
    - Tu permetti allora che all' idea del giusto si aggiunga qualcosa di più rispetto a quanto prima ne dicevamo, quando affermavamo esser giusto far del bene all' amico, male al nemico : bisogna aggiungere ora che è giusto far del bene all' amico che sia buono, ma*le al nemico che sia catt*ivo?
    - Sicuro! - affermò- A me sembra che cosi' si dica bene.
    -Ma è proprio da uomo giusto - dissi- far del ma*le ad un uomo , chiunque esso sia ?
    Certo - confermò- a chi è ca*ttivo e al tempo stesso nemico si deve far del ma*le.
    - Ma se uno fa del ma*le ai cavalli, come  diventano quei cavalli, migliori o peggiori ?
    - Peggiori.
    -Ma relativamente a quella che è la virtù dei cani o a quella che è la virtù dei  cavalli?
    - A quella dei cavalli.
    E se si fa del m*ale ai cani , anche i cani, no, divengono peggiori in ciò per cui son cani e non in ciò per cui i cavalli son cavalli?
    -Per forza.
    -Cosi' per gli uomini , amico mio, dovremmo dire che se si fa loro del m*ale divengono peggiori  proprio in quelle  che sono le virtù umane ?
    - Senza dubbio.
    -Ma non è forse la giustizia una virtù umana ?
    -Vero anche questo.
    -Ma allora, amico mio, coloro fra gli uomini cui si fa del ma*le fatalmente divengono più ingiusti.
    -Sembrerebbe.
    -Ma può un musico  in virtù della sua arte rendere gli altri musicalmente incolti?
    -Impossibile.
    -E chi si intende di equitazione è possibile che in virtù della sua arte renda gli altri inetti a cavalcare?
    - Non è possibile.
    E cosi' un uomo giusto è possibile che in virtù della propria giustizia faccia ingiusto un altro ? Insomma con la propria virtù cat*tivi i buoni ?
    - Ma è inpossibile.
    -L' azione del calore infatti  non è , io penso, causa di fresco , quanto piuttosto del suo contrario.
    - Sicuro.
    Nè l' arido è causa dell' umidità, anzi del suo contrario.
    -Certamente.
    -E cosi' l' uomo per bene non può essere causa di ma*le , ma del suo contrario.
    -Evidente.
    - Ma chi è giusto è anche buono '
    - Certo.
    - E allora , o Polemarco, l' azione dell' uomo giusto non può essere causa  di  ma*le nè ad un amico nè a nessun altro, mentre causa di ma*le è piuttosto l' azione del suo contrario , dell' uomo ingiusto.
    --Il pensiero politico di Platone--
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    postato da , il
    A proposito del "giusto che non è altro che l'utile del più forte":

    Oh terreni mrtali! oh menti grosse!
    La prima volontà, ch'è da sé bona
    da sé, ch'è sommo ben, mai non si mosse,
    Cotanto è giusto quanto a lei consona;
    nullo creato bene a sé la tira,
    ma essa, radïando, lui cagiona.

    Dante Paradiso XIX, 85-90
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    postato da , il
    Oh terreni mrtali! oh menti grosse!

    La prima lolontà, ch'è da sé bona
    da seé, ch'è sommo ben, mai non si mosse,
    nullo creato bene a sé la tira,
    ma essa, radïando, lui, cagiona.

    Dante Paradiso XIX, 85-90
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    postato da , il
    Tesi che Platone ha combattuto tutta la vita

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