No, per Zeus, - disse Polemarco- ma neppure io so più cosa dicevo. Questo si però, questo lo credo ancora che la giustizia consista nel giovare agli amici e nuocere ai nemici."
--Ma dici amici coloro che sembrano onesti a chi li ama , o coloro che onesti son davvero, anche se tali non sembrano ? E lo stesso ripeto dei nemici.
- Si capisce - disse- che uno ami coloro che ritiene onesti , e odi invece coloro che ritiene cattivi.
-Ma non accade- no- che gli uomini s' ingannino su questo, tanto che giudicano onesti molti che non lo sono e viceversa ?
-Avviene si.
-Ma allora per costoro chi è onesto è nemico , amico chi invece è cattivo?
-Certo.
-E dunque ,per questa gente, sarà ugualmente giusto giovare ai cattivi e nuocere agli uomini per bene?
- Sembra di si.
-D' altra parte chi è buono è giusto ed incapace di commettere ingiustizia.
-Vero
-Secondo il tuo ragionamento dunque è giusto far del male a chi non commette ingiustizia.
- Ma no- disse- caro Socrate ! Ed effettivamente il sostenerlo mi sembra davvero immorale.
-Allora è giusto - ripresi- far del male agli ingiusti e del bene ai giusti?
-Questo mi sembra più onesto di quello che dicevi prima.
- O Polemarco, avverrà dunque che per molta gente che ha una falsa opinione degli uomini , sarà giusto far del male agli amici, poichè di amici cattivi ne ha, e far del bene ai nemici, che siano delle brave persone. Conclusione questa però assolutamente opposta a quella che dicevamo l' affermazione di Simonide.
-Proprio cosi' - esclamò- .Ma vediamo di correggere la nostra definizione, perchè c' è il rischio di non aver rettamente definito l' amico e il nemico.
- Quale era la nostra definizione Polemarco ?
- Che amico è colui che sembra un uomo per bene.
- E come - dissi- correggeremo ora la nostra definizione?
- Che amico - rispose- è colui che non soltanto sembra , ma in realtà è uomo per bene, mentre colui che sembra, ma in effetti non è uomo per bene, è amico soltanto in apparenza : e lo stesso si ripeta per il nemico.
- Da quanto abbiamo detto risulterebbe dunque che amico è l' uomo per bene , nemico l' uomo cat*tivo.
-Si.
- Tu permetti allora che all' idea del giusto si aggiunga qualcosa di più rispetto a quanto prima ne dicevamo, quando affermavamo esser giusto far del bene all' amico, male al nemico : bisogna aggiungere ora che è giusto far del bene all' amico che sia buono, ma*le al nemico che sia catt*ivo?
- Sicuro! - affermò- A me sembra che cosi' si dica bene.
-Ma è proprio da uomo giusto - dissi- far del ma*le ad un uomo , chiunque esso sia ?
Certo - confermò- a chi è ca*ttivo e al tempo stesso nemico si deve far del ma*le.
- Ma se uno fa del ma*le ai cavalli, come diventano quei cavalli, migliori o peggiori ?
- Peggiori.
-Ma relativamente a quella che è la virtù dei cani o a quella che è la virtù dei cavalli?
- A quella dei cavalli.
E se si fa del m*ale ai cani , anche i cani, no, divengono peggiori in ciò per cui son cani e non in ciò per cui i cavalli son cavalli?
-Per forza.
-Cosi' per gli uomini , amico mio, dovremmo dire che se si fa loro del m*ale divengono peggiori proprio in quelle che sono le virtù umane ?
- Senza dubbio.
-Ma non è forse la giustizia una virtù umana ?
-Vero anche questo.
-Ma allora, amico mio, coloro fra gli uomini cui si fa del ma*le fatalmente divengono più ingiusti.
-Sembrerebbe.
-Ma può un musico in virtù della sua arte rendere gli altri musicalmente incolti?
-Impossibile.
-E chi si intende di equitazione è possibile che in virtù della sua arte renda gli altri inetti a cavalcare?
- Non è possibile.
E cosi' un uomo giusto è possibile che in virtù della propria giustizia faccia ingiusto un altro ? Insomma con la propria virtù cat*tivi i buoni ?
- Ma è inpossibile.
-L' azione del calore infatti non è , io penso, causa di fresco , quanto piuttosto del suo contrario.
- Sicuro.
Nè l' arido è causa dell' umidità, anzi del suo contrario.
-Certamente.
-E cosi' l' uomo per bene non può essere causa di ma*le , ma del suo contrario.
-Evidente.
- Ma chi è giusto è anche buono '
- Certo.
- E allora , o Polemarco, l' azione dell' uomo giusto non può essere causa di ma*le nè ad un amico nè a nessun altro, mentre causa di ma*le è piuttosto l' azione del suo contrario , dell' uomo ingiusto.
--Il pensiero politico di Platone--
A proposito del "giusto che non è altro che l'utile del più forte":
Oh terreni mrtali! oh menti grosse!
La prima volontà, ch'è da sé bona
da sé, ch'è sommo ben, mai non si mosse,
Cotanto è giusto quanto a lei consona;
nullo creato bene a sé la tira,
ma essa, radïando, lui cagiona.
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