Commenti a In un fazzoletto bianco... di Matteo Salomone


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Vincenzo, anche io per tutta la vita ho fatto quello che NON mi piaceva. Vedi, io O*DIO il diritto positivo, sia nella sua fase di formazione (politica, parlamento ecc.), sia nella sua fase di applicazione (giudici, notai, avvocati, impiegati statali, eccetera). Amo sì la filosofia del diritto, ma di quella nessuno se ne sbatte. Summum ius summa iniuria, e ho detto tutto.
Mi sono spo*rcato il cervello e le mani. Però sono rimasto me stesso. E sai perché? Semplicemente perché lo dicevo. A tutti, chiaramente. Non mi sono mai gonfiato a fare la ruota come un pavone. Viceversa, di palloni gonfiati ne ho bucati a decine. Ma non per prendere il loro posto, no no: non mi interessava. Solo per lo sfizio di mettere a nudo la loro vanità, e naturalmente la loro igno*ranza... : )))
Risultato: io NON SONO DIVERSO DA CIO' CHE APPAIO. Cioè contemporaneamente un saggio ed un pa*zzo sfrenato. Contemporaneamente un credente e un misc*redente, perché penso esclusivamente con la mia testa. Non ho mai aderito a partiti politici, sindacati, associazioni, parrocchie... perché sono istituzionalmente all'opposizione. Anche all'opposizione dell'opposizione. Con ampia riserva del diritto-dovere di mutare opinione.
I cloni viceversa sono quelli che sono tutti uguali. Brevettati, omologati. Ne hai visto uno, li hai visti tutti. E guarda che sono molti. Ma molti.... Quasi tutti...  : )))
L'unica concessione che faccio talvolta all'apparire è la buona educazione: lo riconosco, molto spesso sono cortese mentre vorrei essere molto, ma molto ruvido e sgar*bato. Ma è questa una colpa?
Ciò non esclude che sappia essere anche un Aznavour, alla bisogna...  in questo mi ha molto aiutato l'aria natìa.
Vicié, sai qual'è la verità?
Solo chi è se stesso può e sa ridere di se stesso prima che degli altri e del mondo intero. In una parola: PUO' RIDERE. Chi non lo è, può anche lui ridere, s'; ma solo a comando, o in gruppo, o per mero esercizio dei muscoli facciali. Perché tutti vorrebbero essere liberi; e chi è schiavo fondamentalmente non ride.
Da ultimo però ti rivelo una cosa: anche il nulla esiste. Anche chi non è ha diritto ad essere. Solo che di avere questo diritto la gente di solito se ne accorge troppo tardi, di fronte a una vita spesa a inseguire conformismi e rapporti fasulli.
Conclusione: socialità è bello; gruppo condizionante, assolutamente no. Amico è bello; conoscente utile alla bisogna (e condizionante), assolutamente no. E' insomma bella ogni forma di socialità che non ci condizioni; ma non è facile, perché il condizionamento è uno dei riflessi della socialità.
Io vivo in una cittadina di provincia, una di quelle che se esci di casa vedi la gente che ti osserva e in parte sa, in parte muore dalla voglia di sapere i fatti tuoi che non sa. E io... vivo "largo", "spazioso", fregandomene altamente del controllo sociale. E se qualcuno manifesta di sapere di me ma di voler ancora sapere, gli racconto la rava e la fava. E ci godo nell'essere diverso, strambo, e talora anche ripro*vevole.
Massima trasparenza, Vicié.
Guarda che cosa strana: io non ho segreti, eppure sono fondamentalmente un asociale.
Solo quanto ai gruppi, però.
Adoro viceversa la socialità individuale, quella per intenderci "intuitu personae". Fior da fiore.
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Carissimo Vincenzo...!

Faccio oro il tuo consiglio... :

Charles Aznavour...

Un bacio...ciao
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Un fiore di loto non potrà mai sbocciare come rosa e una rosa mai sbocciare come fiore di loto..solo abbracciando la propria intima e profonda identità si può sbocciare come uomini..e divenire come un fiume     nel percorso per realizzare il proprio destino e le proprie reali aspirazioni..rispetto il tuo pensiero Vincenzo ma la pensiamo all'opposto..:)
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Essere o apparire...
il dilemma che tormenta molti esseri.
Meglio l’etica o l’estetica?
La voglia di apparire diversi...
da come effettivamente si è... 
allo scopo d'essere accettati da una parte della società...
che si ritiene abbia una certa rilevanza...
per riuscire ad affermarsi...raggiungere un obiettivo...
non per le qualità davvero possedute...
ma per un’effimera rappresentazione di se stessi.
Un modo di pensare...
che si può definire anche consumistico...
perchè si pensa di essere "ciò che si ha"...!


Credo che questo modo...
di volere apparire ad ogni costo...
di volere rinunciare alla propria identità...
finisca col portare solo un grande senso di vuoto...
il completo fallimento esistenziale, la m0rte dell'io...


E’ come siamo veramente nel profondo...
cosa pensiamo è la parte di noi stessi...
con la quale ci rapportiamo continuamente...
Il nostro modo di affrontare la vita...
di relazionarci con gli altri...
senza complessi di inferiorità...
consapevoli della ricchezza che abbiamo dentro.
In fondo la bellezza stà proprio nella diversità...


Meglio essere se stessi...anche con qualche difetto...
oppure un clone vuoto senz’anima...?


Chi mi risponde...?
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*****. Molto bella. Mi piace molto l'immagine de "l'uomo che ha rinunciato ad essere, pur di poter sembrare". "Sembrare" è un ruolo, una "parte" per entrare nella quale è infatti necessaria una sorta di mutilazione.

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