Commenti a "Se tutti lavorassero per il proprio pane e..." di Mahatma Gandhi (Mohandas Karmchand Gandhi)
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postato da Violina Sirola, il
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postato da Violina Sirola, il
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Vincenzo, grazie.
Hai ragione sulla ragione di mettere insieme la ragione e la fede.
Ma una cosa per me è Ragione: l'aver fede In " dacci oggi il nostro pane quotidiano"
esplicitamente "a NOI"
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postato da Giuseppe Freda, il
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Allora, Flavia, poiché forse riesco di nuovo a ragionare, vengo subito a te, con mille scuse per non averlo fatto prima.
Mi pare evidente che ciò che induce gli uomini ad accumulare denaro è la paura del futuro. Perché si lavora per qualcosa più del pane? Per garantirsi una serena vecchiaia, e per lasciare qualcosa ai propri figli. Ma quale è il limite di tutto questo?? Quale è il limite di una vita agiata, e di un agiato futuro per sé e per i propri cari? Non sto naturalmente parlando del potere, ma del solo denaro. Non c'è limite, il denaro "non basta mai".
Il brano di Matteo che ho citato (che è un brano del famoso "discorso della montagna") dà una motivazione fideistica al "non pensare al domani". Mentre Gandhi lo dice solo implicitamente, e senza motivazioni fideistiche... ma, del resto, anche il "dacci oggi il nostro pane quotidiano" del Padre nostro esprime il medesimo concetto.
Certo che, se non si crede in Dio, è molto difficile fermarsi al "pane quotidiano".
Tuttavia, Flavia: anche il credere in Dio non è assolutamente la soluzione del problema. C'è tanta gente che "crede" e poi nei fatti dimostra di non credere (la maggior parte della gente, me compreso); come c'è tanta gente che "non crede" e poi si comporta come dovrebbe comportarsi un "credente" (ne conosco tanta, anche su questo sito).
Questo è quindi un campo in cui nessuno si può fare maestro: siamo tutti allievi, e tutti sbigottiti di fronte ai problemi della vita e delle relazioni umane.
Ciao, e scusami ancora per oggi pomeriggio.