Traduzione:
piccola anima dolce e vagabonda,
ospite e compagna del corpo,
che ora te ne andrai in altri luoghi,
pallida gelida e nuda
e non giocherai più secondo il tuo costume...
La lirica, come noto, è dell'imperatore Adriano.
Vi sono anime giocherellone, anime seriose e anime variabili, talora leggiadre, talora pesanti come il piombo, tal'altra diffidenti e sospettose.
Vi sono a Napoli anche le "anime di chi t'è mu*orto", in verità forse un po' troppo frequenti.
Le anime giocherellone, insomma quelle cui fa riferimento l'imperatore, sono di solito quelle dei giocatori d'azzardo.
Giulio, sai qual è il problema? E' che in assenza di un mezzo di propagazione del suono (aria o acqua) non possiamo sopravvivere.E quindi "quel" silenzio... non lo sentiremo mai.
Tuttavia mi pare poco simpatico privare Elcoche di una risposta.
Questa inversione di prospettiva, dal silenzio della Natura alla natura del silenzio mi piace molto. Qual'è la natura del silenzio. E' là per là una domanda inquietante, ma può condurre a considerazioni interessanti.
Il silenzio è di per sé il nulla. Assenza di qualsiasi suono. Niente di particolarmente... romantico. Roba da impazzire, come diceva Dario qualche commento addietro.
Definirlo la musica della Natura mi sembra eccessivo ed incomprensibile: la musica della Natura sono i suoi suoni, non il silenzio...
Andando tuttavia più a fondo, la circostanza che un anonimo abbia scritto questa frase, e che molti con essa concordino, mi sembra la più evidente dimostrazione di quanto asserivo in un commento ad un diverso post circa la estrema soggettività dei nostri concetti estetici. Ciò dovrebbe far meditare circa la "bellezza" che scorgiamo in qualsiasi cosa: natura, opera d'arte o quel che sia, e farci comprendere che NOI, NOI SOLI siamo misura di questi giudizi, e ci serviamo delle cose esteriori come di uno specchio in cui in realtà vediamo null'altro che noi stessi.
Comprendere questo meccanismo di specchi può forse essere un inizio interessante sulla via della conoscenza di noi stessi.
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