Commenti a "Il silenzio è la musica della Natura." di Anonimo
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postato da Giuseppe Freda, il
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postato da Giuseppe Freda, il
Vincenzo, rifletti: se l'essere è uno e indivisibile, il molteplice è NON essere.
L'essere è autosufficiente e fuori dal tempo, la natura è divenire, nascita e mo*rte, consunzione, "non essere" (perchè non può essere prima ciò che non è poi, .nè può essere, dopo la "nascita", qualcosa che "prima" non era... L'essere non è e non può essere nel tempo, principio stesso del mutamento).
Dunque tu ed io siamo "essere" e non "non essere", insomma ESISTIAMO, solo nella misura in cui partecipiamo dell'essere.
E possiamo partecipare dell'essere solo nella scomparsa del tu ed io, nella coesione con l'essere, ed anche tra "noi"...
Se tu sei essere, la natura che nasce e muore è inganno, è percezione fallace, percezione che opera dentro di te: non sei tu dentro la natura, anche se grossolanamente così ti appare.
Solo l'essere è, il resto, ciò che diviene, non è.
Questo è Parmenide. Se convieni con lui, non puoi negare queste cose.
Ma ti prego, rifletti sulla grandiosità di questo semplice concetto:
Solo lo psichismo e, nello psichismo, anche il tuo e il mio psichismo, potrebbe, fuori dal tempo e dallo spazio, e solo a certe condizioni, "essere".
E' qui la soluzione che cerchi.
Ma so già di lanciare parole nel vento... (per ora: ché tanto, "poi", ognuno conoscerà come stanno le cose ictu oculi, e senza bisogno di filosofie).
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postato da Deb73, il
in realta' sostanza vuol dire essenza dell'essere, quindi secondo me, scoprendo la sostanza, si arriva a comprendere l'essere.
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postato da Giuseppe Freda, il
Non lasciatevi ingannare: la natura altro non è che uno specchio, ciascuno vi coglie ciò che ha dentro di sé. Questo risulta evidente nei momenti in cui la nostra situazione psicologica stride con percezioni idilliache degli scenari naturali.
Ricordo una splendida giornata di sole in un luogo splendido, il giorno in cui avevo un caro cadavere da seppellire: quel sole era tagliente, anonimo, inquietante: la "festa" della natura, che tante volte avevo percepito, non esisteva più... Dunque la festa era stata mia, solo mia, come quel dolore.
E questo non è un male, anzi. Ci ricorda di essere soggetti attivi della nostra vita e della nostra percezione, e non meri recettori passivi.
Del resto, è noto che anche le c.d. "leggi dinatura" che scopriamo, altro non sono che il riflesso della nostra impronta razionale. Scopriamo le analogie tra la nostra ragione e la natura, non la natura: essa ci è razionalmente inconoscibile, come testimoniato dall'incessante spostarsi in avanti degli interrogativi della ricerca: uno se ne risolve e cento se ne creano, in un processo di approssimazione senza fine.
...La musica più grande? Non è la natura, e neanche la cruda e sterile filosofia. La musica più grande è dare e ricevere carezze sull'anima nel reciproco amore disinteressato verso tutto e tutti.