Commenti a Lamento d'amore marziano di Giuseppe Freda
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postato da Giuseppe Catalfamo, il
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postato da Giuseppe Freda, il
Hai ragione, Gaetano. Rileggendo il tuo commento, devo dire che avevo fatto maggiore attenzione al beh beh che al cik cik antecedente, che sposta mirabilmente l'asse di rotazione del commento in una direzione del tutto opposta a quella del pianeta Plutone, collocandolo in zone orbitali addirittura interne all'orbita del pianeta Terra. Sì, il commento era in tema, mi sembra. Resta tuttavia dubbia l'esistenza di pecore venusiane...
Occorre tuttavia ricordare che siamo in presenza di una traduzione in fonemi e non della vera e propria lingua marziana, a noi tuttora purtroppo sconosciuta. Nulla vieterebbe quindi che il componimento, in luogo di esprimere un lamento d'amore, esprimesse una imprecazione da osteria (come pure parrebbe a volte suonare, rileggendolo qui in Italia a mente serena e senza vincoli di filologie o di temi concorsuali); ma questo a noi poveri terrestri non è dato sapere.
Solo gli sviluppi futuri, a mio modesto parere, con eventuali nuove esternazioni dal pianeta Marte (cuius est còndere, eius est interpretari: l'interpretazione certa spetta all'artefice dello scritto), potranno svelarci gli arcani significati di questa partecipazione extraterrestre al concorso...
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postato da Trishtil, il
Ma lo sai che questa è l'unica poesia che ho votato con 5 stelle?? ma solo perchè non avevo capito un accidenti di niente:DD
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postato da Gaetano Toffali, il
guarda Giuseppe che il mio commento numero 1 era un commento.
me ne spiace tu non ne abbia colto l'essenza critica che riguardava sia la metrica ma vieppiù quel sentimento da te profuso a mani piene nella composizione che argutamente tende a offrire una chiave di lettura esistenziale e direi teoretica con il suo innalzamento al cielo che diventa indubbiamente un elemento centrale alla forza poetica dell'inevasa domanda:
che coss'è l'amor .....?
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postato da Giuseppe Freda, il
Sul pianeta Marte la gravità è molto inferiore alla nostra: ciò darebbe adito alla realizzabilità di strutture architettoniche di estrema snellezza, inimmaginabili sulla Terra.
L'identico avviene nell'universo della soggettività pensante e senziente (unica cosa che realmente è): quanto minore è la gravità dell'ego, cioè la forza attrattiva del sé, tanto maggiori sono i carichi che si possono porre su ciascuna struttura mentale, tanto più ardite le costruzioni fantastiche realizzabili... E la verità vola libera in un universo di infinite forme di manifestazione , anziché ristagnare nel peso dei paludamenti e del conformismo.
Di ciò, questo libero lamento d'amore marziano, nella sua semplice (ed ardita al tempo stesso) esternazione di verità, mi appare precisa ed incontrovertibile esemplificazione.
Quasi che la minore gravità del pianeta Marte consenta non solo alle sue ipotetiche architetture, ma anche ai suoi abitanti, l'esercizio di equilibri mentali inimmaginabili sul nostro pianeta.