Commenti a "Ira funesta Non Ti adirare Dio se spio nelle..." di Flavia Ricucci
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postato da Violina Sirola, il
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postato da Violina Sirola, il
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Pino,
ognuno di noi ha un proprio punto di vista e ciò vale anche riguardo all'interpretazione del pensiero di Leopardi.
Mi ricordo che c'è stato un periodo della mia vita che pur condividendo la visione di Leopardi riguardo alla Natura matrigna ( mi riferisco alla critica ) associavo l'aspetto fisico al pessimismo. Oggi non penso che Leopardi avesse una visione dell'universo orientata alla m0rte e all'inganno. La chiave di lettura giusta, secondo il mio punto di vista, è "gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce".
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postato da Giuseppe Freda, il
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Sai Flavia, quando ero ragazzo (dal 65 al 70) ho abitato a cento metri dalla casa di Leopardi a Torre del Greco. Da lì il Vesuvio non è come da Napoli: è un cratere enorme che letteralmente incombe sulla testa. Ricordo che mio padre, spesso, sul terrazzo, lo guardava con timore, sussurrando: "lo sterminator Vesevo...".
Quanto a Leopardi, devo dirti la verità: ho sempre provato per lui una pena terribile. Lo ritengo un grande, forse il più grande; ma ho sempre ripudiato la sua visione del mondo e della natura, e ciò non tanto per motivi razionali, ma per il semplice fatto che sono stato sempre portatore di una sensibilità diversa dalla sua, che mi conduce a vedere, oltre i veli della natura materiale e del tempo, un universo orientato al bello, all'eterno e alla gioia, e non avvolto in se stesso, in una ineluttabile prospettiva di inganno, di desolazione e di m0rte.
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postato da Violina Sirola, il
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...e ho pensato e penso alle nostre illusioni.
Così canta Leopardi:
........A queste piagge
Venga colui che d’esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All’amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell’uman seme,
Cui la dura nutrice, ov’ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
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postato da Violina Sirola, il
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Pino,
non so per quale motivo ho messo in analogia la Canzone di Murolo con la Ginestra di Leopardi, è che ascoltando le ultime notizie e leggendo SUSPIRANNO ho visto il Vesuvio e ho ricordato i versi
Qui su l’arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti.