Commenti a "Bene e male non esistevano prima che l'uomo li..." di Giuseppe Ierna
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postato da AS, il
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postato da margherita1, il
Il fatto che ci rendiamo conto delle nostre contraddizioni è motivo di forza. Chi non si pone domande, chi non ha dubbi è il vero povero di spirito, ma ricorda nessuno può essere aiutato contro la propria volontà , neppure nelle
situazioni più drammatiche perchè i conflitti sono forti.A me è capitato di aiutare un'amica ospitandola per farla uscire da casa dove viveva a causa del figlio tossicodipendente una situazione incredibile, mi sono spesa al massimo per aiutare lei e la sua famiglia, ma quando mi sono rifiutata di elargire soldi per comprare eroina al figlio mi sono trovata ad essere loro nemica. In questo caso non si può far nulla senza la volontà e la forza di chi deve essere aiutato. Non sempre far del bene significa fare bene, ma almeno ci si prova, questo è già molto. Non abbiamo colpe quando il nostro prossimo ci sputa in faccia è solo una questione di punti di vista che non si incontrano e difficilmente lo faranno. Va accettato con serenità.
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postato da Giuseppe Freda, il
Quanto alla tristezza di cui parlavi al commento 99, in effetti è presente; ma non tanto per essere venuto meno ad un mio principio (so perfettamente di essere un apprendista, e quindi di essere in via del tutto naturale e normale uno che sbaglia), quanto perché non vorrei mai dare ad altri il benché minimo dolore. Dolore che ho invece chiaramente percepito, e mi lascia alle prese con la possibilità di non aver compreso le motivazioni degli altri, sia pure contorte, non rispondenti al vero e causa di comportamenti obiettivamente sbagliati. Perché è raro, rarissimo che qualcuno agisca in mala fede, se non per aspetti marginali dei propri comportamenti. Ecco: il procurare dolore e il non riuscire a capire, queste sono le motivazioni. Devo riflettere. C'è qualcosa che mi sfugge, probabilmente c'erano condizioni di sofferenza antecedenti che non sono riuscito a cogliere. E poi naturalmente sono combattuto, perché c'è una parte di me che continua a dirmi di fregarmene, e di aver fatto bene. Questa è la cosa peggiore della nostra misera condizione di esseri umani: avere dentro varie voci, varie "anime", e rendersene perfettamente conto.
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postato da Giuseppe Freda, il
"Siate come me, che sono mite ed umile di cuore". Queste sono parole di Gesù, e quindi non è blasfemo tentare di emularlo. Tuttavia sono d'accordo con quanto dici: non si può IMP*ORRE A SE STESSI la bontà o il perdono. Sarebbe peg*gio di peg*gio. La prima cosa da fare è essere se stessi. L'evoluzione spirituale è cosa lenta, che viene dall'esperienza di se stessi, ma sopra tutto dalla sofferenza, dai dolori della vita che ci conducono a riflettere sulle cause, sugli effetti e sulla valenza delle cose terrene, sempre molto relativa. Senza sofferenza e riflessione non c'è progresso spirituale.
Quanto poi all'idea di guadagnarsi il Paradiso, ebbene ritengo sia la cosa più stu*pida e bambinesca che si possa pensare. Le visuali religiose, o anche solo spirituali in genere, che si articolino in termini di punizioni o ricompense sono ridi*cole, e dipendono da ott*usi oscurantismi, perché non conta ciò che facciamo, ma ciò che siamo e ciò cui aspiriamo. Se vi è un'altra vita , similes cum similibus, i simili andranno coi loro simili, come avviene qui: ciascuno andrà dove desidera andare, con le compagnie che desidera e dove tende il suo animo. Questo è ciò che penso e che sento.