Commenti a "Il dolore nasce nell'ignoranza dell..." di Giulio Pintus
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postato da Giulio Pintus, il
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postato da Daline98, il
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Intanto tutti posseggono qualcosa, quindi tutti potrebbero perderla, concordo con malandrino,le opere migliori e gli artisti più grandi sono frutto del dolore, della sofferenza(interno o esterno)il dolore è frutto della vita, nessuno di noi credo scelga volontariamente di soffrire e, l'impermanenza è un dato di fatto, che lo si voglia o no le cose cambiano attimo per attimo...quindi non vedo ignoranza nel dolore così come nel credere che tutto possa essere impermanente..
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postato da Giuseppe Freda, il
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Prima di commentare una frase, bisognerebbe capire di che si sta parlando. Personalmente, ho votato 10 questa frase, e lo rifaccio ora. In essa non c'è alcun ottimismo (anzi !!), ma una constatazione di fatto: il continuo fluire del tempo e dell'esistenza, che senza speranza alcuna ci destina a perdere tutto ciò che riteniamo di possedere, fino a privarci della stessa vita.
Bisogna dunque che ci rendiamo conto di non possedere alcunché, proprio a motivo del fatto che tutto ciò che riteniamo di avere, qualsiasi bene, qualsiasi conquista, prima o poi lo perderemo. NULLA E' NOSTRO, PERCHE' NULLA PUO' ESSERLO.
Questo significano le parole "Il fluire dell'esistenza, dell'universo non può sottrarmi alcunché, se non lo posseggo."
Chi è non è COSTANTEMENTE cosciente di questa situazione di impermanenza, la ignora, E RITIENE ERRONEAMENTE di possedere qualcosa. Quando verrà la privazione, che sicuramente verrà, sicuramente proverà dolore.
Il dolore deriva da questa ign*oranza. Che poi il dolore produca il canto dei cigni, le furie omicide, o le opere d'arte, è cosa che attiene ai frutti del dolore e non alle sue cause, come giustamente precisa l'autore.
Vorrei a questo proposito aggiungere che il frutto principale del dolore è l'affinamento dello spirito, cioè la sua elevazione al di sopra della materialità dell'insanabile dualismo illusione-delusione.
Ma questo è probabilmente troppo in questo contesto di lillipuziani, dal quale sempre più vado desiderando di venir fuori al più presto.