Commenti a Sul piazzale di Sir Jo (Sergio Formiggini)
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postato da Sir Jo Black, il
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postato da Aurora Barba, il
Ho voluto inserire la mia personale interpretazione della poesia, perché è interessante l'argomento che ne scaturisce e spero di riuscire, con questo, a leggere il punto di vista di quanti altri leggeranno.
Ciao.
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postato da Aurora Barba, il
Sulle prime, leggendo, avevo pensato che parlassimo della notte, quel silenzio lasciato dalla macchina che passa, mi faceva pensare a poca gente in giro.
Rileggendo, però, più attentamente, niente dice che sia notte, mi rendo conto che, in realtà, la gente nella piazza c'è e sta vivendo e quel silenzio, assume una importanza primaria, quel vuoto ha una valenza del tutto diversa.
Siamo tutti soli, immersi fra la gente ed il caos,ma soli. Presi negli impegni e nelle preoccupazioni dettate dalla società in cui viviamo, ci distruggiamo dietro a questo, senza più guardare ciò che succede attorno, senza più godere delle piccole cose che la vita, la nostra stessa natura umana potrebbe donarci... Il calore di uno sguardo, di un sorriso... Gli sguardi, attorno, sono vuoti, indifferenti.
Chi guida l'auto che passa, forse ascolta la radio, forse risponde ad un telefono, ma è solo, è impegnato, si sta semplicemente spostando da un posto all''altro, secondo le esigenze del momento e ti vede come un ostacolo, da scansare accuratamente col suo mezzo ed è chiuso nell'auto ed in se stesso.
Chi passa a piedi, forse ti ha scrutato da lontano, per essere sicuro che non sia un problema passarti accanto, ma giunto vicino abbassa lo sguardo o lo volge verso altro, senza guardarti.
C'è anche chi ti guarda, incrocia lo sguardo con il tuo, ma il suo sguardo non comunica niente, non ha niente da condividere con te, neanche un sorriso.
Non si sorride, oggi, agli sconosciuti, può essere pericoloso.
Più in là, alla fermata dell'autobus, chi attende non parla con chi ha accanto. Immobile, chiuso in se stesso, qualche sguardo appena all'orologio e poi ancora fisso nel vuoto... di quella piazza, uniformato perfettamente a questa nuova società, la speranza di uscirne per vivere una vita diversa non la prova neanche, non pensa più che possa esistere un modo diverso di vivere. Le speranze sono talmente lontane che si sono sgretolate col tempo e ora sono sabbia informe che nessuno riconosce come tali e che il vento può trasportare sempre più lontano da quel perfetto automa che sosta nella piazza vuota di vita vera.
Personalmente non la vedo così e considero che sia frutto di un momento di sconforto. Quanto detto è vero ma non definitivo. E' il massimo della visione pessimistica.
Esiste ancora la gente che ama sorridere, che è contenta di quello che fa e non gli pesa poi tanto.
Semplicemente credo, come già detto, che chiudersi in se stessi è un mezzo di difesa.
Oggi non puoi permetterti di essere espansivo con chi incontri, perché fuori, nel vuoto della piazza, ci sono anche tanti furbi, che aspettano di individuare una tua debolezza per fregarti, così anche se ne avresti voglia, è più cauto e meno pericoloso non mostrarsi, chiudersi al mondo e aspettare di essere in un posto sicuro per esternare la propria vitalità, l'ottimismo e la gioia di vivere.
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postato da fenix, il
..da dipingere..da ascoltare..da entrarci dentro...è tutta qui.. i miei profondi, jo..