Sentivo il bisogno di sfogarmi. Di ridere, piangere, scappare, picchiare, amare, odiare e vivere ogni momento con tutta la passione che sapevo di avere a disposizione. Invece ero passiva. Ferma a quella solita vita che iniziavo ad odiare sempre di più. Non mi piaceva essere vincolata a non poter sfruttare tutto il mio potenziale, ma era così. Ed era tutto fortemente amplificato dalla mia solitudine, che mi stava uccidendo più che mai, stava consumando la mia esuberanza ogni giorno di più. Mi sentivo terribilmente vuota, senza uno scopo, infelice e sempre più sola. Non mi riconoscevo più. Mi ero dimenticata chi ero. Mi mancavano i vecchi tempi, quando ero sempre solare, quando ero io a mettere di buon umore gli altri. Ora mi sembrava cambiato tutto, mi sentivo incapace di riprendermi da quello che ottimisticamente chiamavo "brutto periodo". Una parte di me continuava a sperare che fosse solo una crisi temporanea, l'altra continuava a urlare e a sbraitare che non c'era più nulla da fare, che ero cambiata, che non sarei più tornata e che le condizioni attuali non sarebbero riuscite a farmi tornare mai più. E c'erano queste due parti schierate una contro l'altra che non sembravano mai trovare una risposta comune e che andasse bene ad entrambe. Ed era esattamente per questo che andavo a momenti, dipendeva da quale parte di me prevaleva quel giorno, in quel determinato momento. Mi adeguavo a come inconsciamente sceglievo di vivere. Ma la parte più vera e profonda di me, quella che non avrebbe mai abbandonato le origini, sapeva che un giorno, mi sarei ritrovata e che ero ancora piccola e ingenua per credere di essere morta dentro in eterno.
Composto mercoledì 23 settembre 2015
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