Scritto da: Anna Rijtano Mallus
Non corro dietro alla felicità e non mi interessa avere tutto ciò che il mondo offre.
Mi interessa solo la tranquillità.
Vorrei solo poter vivere con serenità.
Composto domenica 20 giugno 2021
Non corro dietro alla felicità e non mi interessa avere tutto ciò che il mondo offre.
Mi interessa solo la tranquillità.
Vorrei solo poter vivere con serenità.
Secondo un proverbio orientale,
i "piccoli" mali sono la fonte del nostro dolore... in effetti l'uomo non inciampa nelle montagne ma sulle piccole "pietre"!
Potrebbe trattarsi di una parola detta in modo sbagliato o al momento inopportuno, o di un'azione errata, oppure di nostalgie o rimpianti o piccoli problemi quotidiani:
sono ricordi che magari procurano malessere interiore: come piccole pietre disseminate nella memoria su cui "inciampiamo" e che ci fanno male.
Insomma, inciampare nei ricordi è fonte di dispiaceri che fanno male.
Se il tuo vicino ha il giardino con l'erba più fresca e più verde del tuo, non invidiarlo, piuttosto impegnati a curare con amore il tuo giardino facendo attenzione alla gramigna.
E se l'operato degli altri differisce dal tuo, non giudicarlo sbagliato, esamina il tuo invece, e migliorati.
Ognuno dovrebbe prendersi cura del proprio cuore e dei propri sentimenti come si fa con un giardino.
Se non dedichiamo tempo a fare "Cuorinaggio"
con amore e con passione, potremo rischiare di non accorgerci della bellezza ma neppure delle erbacce che sono in noi.
C'è chi dice che nei rapporti amichevoli non si devono mai addurre pretese ma che si deve dare, sempre e a prescindere. Ma c'è anche chi, per ovvie ragioni, la pensa in modo contrario.
C'è chi racconta che nei rapporti amorosi si deve sempre dare perché questo è il significato del verbo amare ma in fondo in fondo si mente a se stessi.
Credo che qualunque sia il rapporto, trovo giusto umano ed equilibrato lo scambio reciproco e penso un po' a quel salvadanaio da cui si prende sempre e mai si rimpingua... in poco tempo rimarrà vuoto. Nelle relazioni interpersonali non si deve solo e sempre prendere, e neppure pretendere.
La formula migliore rimane il "do ut des" perché è la reciprocità che fa crescere i rapporti e li arricchisce, se manca lo scambio vicendevole è evidente che di significativo non c'è niente e checché se ne dica, dal niente niente nasce, e il niente, indubitabilmente in niente finisce.
Diciamocelo... ci vorrebbe più equilibrio nella vita... né troppo stupidi né troppo intelligenti, né troppo sensibili né troppo indifferenti, una mezza via insomma, che poi, sarebbe quella dell'equilibrio. Talvolta provo una certa invidia per i tonti.
È una di quelle valigie senza indumenti. È carica di progetti e speranze, di desideri per il futuro, di immaginazione e aspirazioni, di momenti positivi che verranno. E carica di aneliti, di sogni.
Mettevo sempre sul piedistallo gli altri senza rendermi conto che così facendo conferivo loro non solo onore ma anche una certa dose di potere. Ho smesso quando mi sono resa conto che, mettendo in alto loro ed in basso me, contribuivo ad aumentare notevolmente la distanza tra noi. Era come dar loro facoltà di guardarmi dall'alto. Ho smesso perché era come metterli in condizione di sminuirmi o svalorizzarmi. Ho smesso perché era "come agevolarli" nel compito di farmi sentire al piano inferiore, come tutto gli fosse dovuto e concesso. Non era colpa loro ma solo mia. "Piedistallandoli", era per loro una sorta di tacito invito... Ho smesso.
È un periodo un po' così... momenti di apparente serenità e momenti in cui vorresti strapparti i capelli.
Per alcuni semplicemente non esisti, fingono di non leggerti... ma in realtà sono sempre lì a curiosare cosa scrivi, e avere così argomenti per criticare un errore grammaticale, a ridere per un congiuntivo, a spiare se l'apostrofo è corretto, se il verbo è quello giusto. Sono delfini curiosi... vogliono solo frugare tra le tue cose per sapere quante virgole, quante parentesi quadre e quanti punti hai sfornato oggi.
È una vita che mi spolmono dichiarando che le persone non potranno mai essere Amiche se non hanno un minimo di qualcosa che li accomuna, se non hanno sentimenti più o meno simili, se non hanno pensieri opinioni pressoché condivisibili, se non hanno argomentazioni o ragionamenti che, (il minimo sindacale) li congiunga o che permetta loro di relazionarsi o confrontarsi, insomma qualcosa che li raggruppi e li faccia sentire in qualche modo amalgamati. Poi, nel maggio del 1772 arriva Lui, Novalis, (pseudonimo di Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg) e mi dice che non avendo io il dono della sintesi, lo avrebbe espresso lui per me con due semplici parole: "La Vera" comunicazione "ha luogo soltanto fra persone di uguale sentimento, di uguale pensiero". Ecco, poi uno dice, i Grandi.