Guardiamoci negli occhi e prendiamoci a calci.
Troviamo - almeno - il coraggio di riconoscerci, di fare i forti contro la viltà e non con chi sogna ed è più in là: lasciamo perdere i bambini, gli uomini indifesi.
E smettiamola di sguazzare nel bisogno, di divorarci le carni per un osso, di lasciar cadere centesimi per spettacolarizzare la miseria.
Sfuggiamo, pure, a qualche fesseria mediatica senza travestirci da soccorritori.
Smettiamola di fare per non fare e di simulare equilibri e di nasconderci quando non possiamo illudere e finiamola con questa cazzata del domani, del futuro, perché è tutto oggi.
Abbassiamo le pistole, togliamo le volpi dal collo, allentiamo il nodo della cravatta: ricordiamoci che siamo nati tutti dalla stessa vagina e dovremmo nutrirci o ci nutriamo per espellere le scorie dallo stesso deretano.
Togliamoci la spocchia del bene e del male e ricominciamo a respirare ché questo non è un palco e non c'è proscenio da conquistare.
Impariamo a volare.
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