La vita a volte insegna, bastona, ricama. La vita a volte ci mette davanti scelte pesanti, anche più grandi di noi. Ci sorride, ci fa sentire in colpa o semplicemente ci ama. Ci vuole coraggio e forza per viverla. Per respirarla a pieni polmoni occorre trovare "buche" sul nostro cammino, persone che ti prendono per mano e che a volte ti tirano giù, altre, come angeli, ti accompagnano e ti guidano come un genitore. Ti spiattella su questa terra e ti regala un figlio. I nostri figli sono solo in prestito; frecce lanciate nel mondo per lasciare un messaggio d'amore. Quell'amore che testimonia la presenza e la consapevolezza nell'amare l'amore stesso.
Chi non è madre o padre non può capire cosa significhi ascoltare un cuoricino che batte come un piccolo tamburo che porta il tempo della propria vita.
Non può capire il profumo di un bimbo appena nato: sa di tenerezza!
Chi non ha mai stretto al suo seno un bimbo che allatta non immagina nemmeno cosa significhi voler difendere con le unghie e con i denti ciò che è veramente tuo: la tua carne, il tuo sangue, la tua vita si affidano a te, è il tuo universo che si nutre, sei genitrice di immenso e puro amore.
Chi può conoscere la sofferenza meglio di un genitore che vede un figlio malato?
Chi può capire cosa è il dolore più atroce, il cuore che si spacca, l'anima che si dilania quando il "tuo" cuore viene a mancare? Sì perché è così che accade quando per una legge assurda della natura perdi un figlio.
Non è naturale assistere alla morte di un figlio. Non è stato coniato nessun vocabolo che possa racchiudere il dolore di una perdita così immensa. Si è vedovi, orfani, ma se si perde un figlio, come si definisce un genitore? Non so...
disperato o pazzo non fanno nemmeno intendere la millesima parte di cosa si possa provare.
Si vorrebbe morire, e si muore in effetti.
La tua vita è morta, il tuo cuore è morto, la tua voce, la tua pelle, la tua carne è morta.
Respiri, ma non respiri.
Vivi perché maledettamente per chissà quale motivo sei costretta a stare qui, ma non esistono più parole, colori, tramonti, profumi. E niente può prendere la forma del tuo dolore.
Ti aggrappi solo nella speranza e nell'illusione che possa ancora sentirlo, vederlo, toccarlo anche in un soffio di vento.
La vita... brutta bestia la vita!
Bastarda al punto giusto da non voler rinascere.
Illude, inganna, scappa dalle dita in un fiat e quando poi credi di aver raggiunto la serenità, la felicità perché hai accanto ciò che più desideri, che ami, ti leva tutto in un istante.
E vigliaccamente ti guarda e dice: - "arrangiati ora! Se sei brava, continua a giocare con me!" -
ed è quello che è avvenuto a me con te che ti consideravo tutto, anche figlio.
Ho provato a raggiungerti, a cercarti. La tua promessa di stare qui ancora per noi mi pesa ogni giorno di più. Voglio te ancora più di prima. Amo te ancora più consapevolmente e fortemente di prima. Vivo... perché vivi in me.
Una poesia, una canzone, un tramonto, un gelato, qualsiasi cosa è il tuo profumo.
Stampo il tuo sorriso sulle mie labbra per sembrare quella che non sono, per non far trapelare niente, per coprire lo squarcio che ho nella mia anima. Tu, amore mio, non mi avresti mai fatto soffrire, non mi avresti mai fatto del male.
Mi hai chiesto di perdonarti perché non sei stato quello che avresti voluto essere, che non mi hai dato ciò che avresti voluto per noi...
oggi son io che ti chiedo perdono per non esser riuscita a salvarti, per non esser stato in grado di mollare tutto ed essere ora al posto tuo.
Bastarda la vita... bastarda!
Composto sabato 9 giugno 2018
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