Il mio punto di vista alla luce dei fatti sul paese italia
Nei capitoli precedenti ho addebitato colpe e ragioni che a mio avviso spiegano la crisi ma per una mia coscienza intellettuale mi sento di tirare una lancia a favore di questi organismi messi all'indice adducendo che ogni causa ha un suo effetto. Il protagonista originale del clientelismo, del malgoverno e del debito pubblico sono da addebitare principalmente al cattivo modo di pensare della società che è sì egoista, ma anche limitata nel pensare ad obbiettivi diversi perché tende ad aspettarsi tutto da un governo che ha la bacchetta magica per ogni soluzione e intanto non collabora per avere un paese migliore partendo da se stessi. Molti pensano a rubare anche lo spillo pur di portare qualcosa di un altro a casa, ma non pensano realmente a tutelarsi dai rischi della vita. Solo ad una certa età ci si rende conto che di sicuro nella vita c'è solo la cassa da morto e a volte solo la morte. Gli italiani devono essere rieducati a non adagiarsi ma a pensare che a cinquant'anni rimanere in disgrazia è una realtà che ci può attraversare. A dimostrazione di quanto dichiaro sono gli innumerevoli suicidi che ogni giorno ci rendono partecipi di un dissesto civile.
Il pensiero salva cinquantenne disoccupato
Quando abbiamo venti anni o poco più, a tutti si presenta l'occasione di realizzare dei guadagni. Nei casi fortunati, grazie alle conoscenze, otteniamo un posto in un ambiente pubblico oppure privato.
Siamo felici per questo. Il datore di lavoro ci da una buona remunerazione e ci garantisce un tempo di lavoro che se siamo fortunati è a tempo indeterminato.
Se abbiamo problemi economici a casa aiutiamo la famiglia e se, otteniamo più liquidità, la dilapidiamo per avere una vita più comoda all'insegna del benessere e del divertimento. Facciamo viaggi, offriamo cene e soprattutto se non abbiamo problemi economici a casa, spendiamo in modo grossolano e spasmodico i nostri averi.
Il risparmio non ci interessa perché stiamo bene e nessuno cambierà la nostra condizione fino al momento di dovere mettere su famiglia.
Iniziano le spese per comprare o affittare una casa e siamo costretti a richiedere prestiti da assolvere nel tempo. A volte, il debito è protratto per 25 anni. Poi, si compra tutto a rate e in questo modo ci si può permettere l'auto del momento.
Con l'arrivo dei figli iniziano le spese scolastiche e i bisogni che si traducono in ulteriore spesa che deve affrontare la famiglia. Ritorna un po' di benessere quando si è estinto il mutuo ma il tenore di vita in media corrisponde all'intero patrimonio famigliare e non si riesce a risparmiare più. A creare ulteriore spesa ci sono i bisogni dati dallo sviluppo tecnologico. Non abbiamo più un telefono fisso da pagare. Essi diventano tre anche quattro. Le tessere Tv, gli abbonamenti one line, le multe del vigile, le spese di mantenimento di almeno un auto, l'affitto di una casa fuori porta e le tasse.
Tutto è impostato per spendere l'intero patrimonio famigliare dato dall'esercizio di un'attività. Qualcuno, più fortunato riesce ad ottenere di più dall'affitto di una casa ereditata.
Il nostro modo di ragionare è: "Io dispongo di una somma e la gestisco per i miei bisogni tenendo conto che sono abituato ad avere un tenore di vita che mi sono costruito nel tempo".
Nessuno pensa che diventerà vedovo. Avrà una disgrazia che si traduce in dissesto economico. Domani si può trovare improvvisamente senza lavoro e senza solidarietà sociale.
Oggi bisogna iniziare a pensarlo. Molti cinquantenni, domani possono trovarsi a non riuscire a fare fronte ai bisogni essenziali della vita a causa di un licenziamento improvviso, una calamità naturale, la malattia, la mancanza di contributi previdenziali capaci di sostenere un vitalizio che dia dignità. Il dipendente pubblico che è licenziabile si ritrova a non riuscire a concorrere adeguatamente nel mercato del lavoro per età avanzata e perché gli mancano i requisiti professionali che invece hanno maturato i dipendenti privati quando sono portatori di conoscenze speciali. Oppure, hanno avuto diverse esperienze lavorative.
Il dipendente pubblico, come l'imprenditore fallito, sono a rischio di suicidio e sono destinati a perdere ogni bene. Il reato che si crea è un crimine e una violazione del diritto universale alla vita se lo Stato non attua i meccanismi di prevenzione e di recupero dell'individuo che ha diritto ad un tetto sicuro e al cibo non per legge del Governo ma per diritto di nascita.
Lo Stato deve essere aiutato e sostenuto per aiutarci ad avere la nostra dignità atta a far fronte ai nostri bisogni anche in caso di emergenza con la prevenzione. Un po' come dovrebbe avvenire per prevenire le patologie croniche.
Come?
A me lo ha insegnato una suora a sette anni.
Mi ha dato una saponetta spazzolino, dentifricio, l'asciugamano, mi ha detto come gestire i miei indumenti e mi ha ordinato di lavarmi tutti i pomeriggi alle 17.00 spiegandomi come eseguire la mia pulizia. Poi, mentre stavo andando in bagno mi ha chiamato perché si era dimenticata la cosa che più gli premeva dirmi:
Impara ad allacciarti le scarpe da sola se non sei ancora capace, se no cadi!
Nel tempo allacciarmi le scarpe ha significato imparare a gestirmi in modo autonomo cercando di pianificare con criterio la mia vita e le mie risorse economiche. Ho cercato sempre di avere un orizzonte più ampio per non trovarmi impreparata di fronte alle difficoltà. A chi me lo ha domandato come ho fatto a costruire in modo positivo ed efficace il mio futuro fino al furto del mio capitale fisso, ho risposto così:
a sette anni se non mi allacciavo le scarpe io, nessuno lo faceva per me.
Eppure all'interno del contesto c'era chi vigilava per la mia educazione, si occupava dei miei bisogni e poteva allacciarmi le scarpe.
Quando ho iniziato la mia attività lavorativa, mi sono pensata un'azienda individuale fatta di un solo padrone e di un solo dipendente e mi sono creata il mio capitale sociale come ogni buona azienda del territorio. Ho avuto la possibilità di effettuare gli straordinari ma non consideravo mai il mio stipendio per quanto percepivo e una parte la accantonavo per costruirmi la mia ragione sociale.
Vivevo e spendevo costantemente ragionando la mia capacità di spesa e di bisogni sottraendo una minima parte di capitale, senza richiedere un prestito. Quando mi sono sposata ho fatto uguale.
Pensavo che questi soldi mi avrebbero garantito una serenità in un tempo diverso e se non spesi li avrei lasciati ai figli o per pagarmi eventuali spese mediche e/o di benessere. Questo per garantirgli un conforto fatto di certezza per eventuali cure, godendo della rendita data dal capitale vincolato fisso.
Il mutuo che ho acceso con la banca era corrispondente ai soldi in giacenza e se li prelevavo comunque li depositavo nuovamente.
Oggi, davanti alla perdita di molti diritti. Se mi fossi trovata in una situazione di emergenza lavorativa disporre di questa somma mi avrebbe permesso di costruirmi un'altra opportunità. Oppure, prelevando una parte del capitale fondiario, avrei dato un conforto ai miei figli dandogli la possibilità di continuare la propria istruzione e aprire una piccola attività commerciale che si sarebbe aggiunta alle altre che sono attive sul territorio.
Dove ho sbagliato?
Ho permesso a mio marito di disporre di questa somma per investirla in prodotti dal cui ricavato raddoppiato, avrei avuto una liquidità per fare fronte all'acquisto di un appartamento più grande senza ricorrere ad un mutuo con la banca. Il subentro della malattia terminale, il ritiro dall'acquisto dopo otto anni di attesa della costruzione bloccata da un consigliere comunale e la non restituzione del guadagno dato dalla vendita della merce, mi hanno causato il dolo.
Non dovevo fare affidamento sulla mia ragione sociale dandogli un obbiettivo differente a quanto da me prefissato precedentemente così, ho perso la mia ragione sociale e sono fallita.
Mi sono trovata ad ascoltare molti colleghi e gente che ha perso tutto. Nessuno ha pensato a costruirsi la sua ragione sociale. Chi fallisce oggi si aspetta quindi un aiuto che non arriva perché nessuno è disposto a dare soldi per solidarietà a fondo perduto.
Se mio marito avesse fatto come me, oggi non pensando al mio errore ma che avevo i miei 70mila euro in mano mi sarei trovata a gestire 140mila euro dati dalla ritenuta costante e volontaria fissa, senza accedere a prestiti e sarei vissuta in modo più sereno.
Questo comportamento di educazione economica dovrebbe essere un modo di pensare anche del ricco industriale perché tutti potenzialmente siamo soggetti a fallimento e a perdita di ogni avere e centomila euro dimenticate cambiano una realtà grave.
Lo Stato, da un pensare di questo tipo non soffre il debito pubblico e il commercio e il libero mercato sono potenziati da imput improvvisi e dinamici. L'impresa nazionale è salva debellando l'indice di povertà.
Pensare sì dunque a costruire il proprio futuro ma investire su se stessi è un'arma vincente.
Tutti siamo un'azienda individuale ad personam per essere coloro che dispongono sempre del diritto di esserci e di riprovarci di nuovo quando si chiude una porta.
Questi soldi di riscatto dovrebbero essere esentati dal dover pagare debiti straordinari in essere. Ed essi stessi essere disposti per l'avvio di una nuova attività che paga i debiti insoluti.
Per salvare il paese dal disastro economico io chiederei ai giovani e a chi può, di Risparmiare quando si ha meno necessità di spendere.
Un fondo comune regionale di deposito garantirebbe la non ferma del denaro e l'attivazione di piani di sviluppo a gettito diretto ma a causa del nostro comportamento non sempre trasparente e per problemi di corruzione, conviene tenere questa liquidità vincolata in un conto senza interessi oppure conservati. Il problema è che la carta moneta circolante diventa datata e i soldi devono essere per forza portati in banca. Anche gli assegni bancari non vanno bene perché non essendoci questo modo di pensare, l'assegno bancario dopo i termini non è più accreditabile sul conto.
Il vero problema è come conservare il capitale di riscatto senza avere brutte sorprese e addirittura la perdita totale dello stesso. Il Governo potrebbe pensarci. La banca con il pacchetto che propone di fondo risparmio lo intacca con le spese di conto e interessi vari. Inoltre il fondo del risparmio ha una sua scadenza anche se rinnovabile e il capitale dovrebbe essere ereditabile dagli eredi indicati.
Molte banche propongono comunque pacchetti risparmio come le assicurazioni i loro prodotti a volte ottimi. Io consiglio di verificare cose propone la banca dove si è soliti andare per trovare almeno un aiuto al risparmio.
Composto domenica 19 luglio 2015
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