Avere consensi ed apprezzamenti, raggiungere traguardi importanti ottenendo medagliette d'oro e magari menzioni speciali o titoli accademici d'onore, ricevere la notizia d'esser giunti finalisti ad un concorso importante, potrebbe alimentare in noi orgoglio insulso e vanità. Stranamente a me tutto ciò causa rabbia. Ho partecipato in tutta la mia vita a tre concorsi nazionali ed internazionali, ricevendo menzioni ed onori e giungendo "finalista" a quest'ultimo di piaggine. Molte persone si sono complimentate con me, molti pensieri personali sono stati inseriti in svariate antologie di "poeti" italiani (ma chi è il vero poeta?); insomma, nel mio piccolo ho raggiunto alcuni "traguardi". Ma ad ogni traguardo mi sento sempre più preso in giro e mi ritrovo ad essere meno orgoglioso di me stesso (non ho mai avuto un concetto buono di me stesso) e della miseria che offro a qualcuno; ma a chi? Ecco! Ogni traguardo, invece di essere motivo di gioia, mi conduce ancor più nel baratro della inutile, inesistente ed illusoria capacità di scrivere quattro parole una dietro l'altra. Ma quale capacità! Mi sento preso in giro, ecco perché non parteciperò (forse) più ad un concorso letterario. Perché tutto ciò mi fa sentire inutile; perché tutto ciò non mi ha mai fatto provare il gusto della sconfitta (essere eliminato senza titoli o onori di sorta), perché ho partecipato a tre concorsi gratuiti per curiosità, ed ho ricevuto sempre una strana positività in risposta all'azione compiuta. Questi concorsi dovrebbero potenzialmente offrire una garanzia di "capacità" soggettiva in ciò che si fa (nel mio caso scrivere). Dovrebbe essere così e lo è per tanti "scrittori" o pseudo tali. Non lo è per me, perché il mio destino sapete qual è? Scrivere per istinto innato, senza però apprezzar me stesso; né ora, né mai. Essere consapevoli dei propri limiti porta ad osservare tutto con più severità e con più raziocinio; abitudini che oggi mancano perché non vi è più una sana e coscienziosa autocritica. Tutti amano il microfono, le cerimonie, le premiazioni, le presentazioni, l'esibirsi in pubblico con letture o pompose parole. È così che nascono scrittori provetti... no? Scrittori d'orgoglio e vanità.
Composto mercoledì 21 giugno 2017
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