Lunedì di pasquetta, mi reco al santuario della beata vergine di pompei che dista pochi km dalla casa napoletana dello zio materno. Vi entro dall'ingresso laterale ed incontro, una dietro l'altra, due sorelle. Mi guardano entrambe e, ad un mio cenno di saluto, voltano lo sguardo tirando dritto; lasciandomi con il "buon" stroncato d'improvviso, perso in un giorno che pareva non esser come altri, sperando per l'appunto in qualcosa di diverso. Fra tanto sfarzo e poca umanità il sangue mi si stava già avvelenando al sol pensiero (premetto di essere entrato con un lieve entusiasmo, prontamente cancellato dalle due sorelle; ma sorelle di chi?)! Entro in una stanza enorme, la cosiddetta sala delle offerte, vorrei un libretto, un rosario, un qualcosa che potesse attestare la mia presenza in un luogo portatore di pace ed amore; un luogo che di norma dovrebbe innalzare inni a nostro signore, vedendo il suddetto nel fratello affamato, nel viandante assetato, nell'ateo in cerca di verità o nel semplice uomo come me, colmo di aspettative, bloccato da tante delusioni. Mi avvicino ad una anziana sorella, indaffaratissima tra scartoffie ed altro e chiedo un libretto di preghiere, un adesivo della madonna da mettere in macchina, la preghiera dell'automobilista, insomma un pacchetto con dentro una testimonianza di fede tangibile. La suora senza batter ciglio cerca di inviarmi nelle stanze attigue dove si acquista con prezzi fissi... ma io le dico che mi interessa la stanza delle offerte, non la stanza "commerciale". Dopo un pò di esitazione prepara la bustina ed io, con un pezzo da dieci riferisco la mia intenzione perentoria di voler donare 5 euro. Do le 10 euro e la sorellina, con un gesto di stizza mi porge le 5 euro di resto. La saluto caramente, ma lei non accenna ad un saluto se non una smorfia di disappunto quasi a dire: ma tu guarda sto pezzente, m'ha dato solo 5 euro pur avendo un pezzo da dieci. Mortificato dalla pochissima gentilezza della sorella "maggiore" mi avvio nelle stanze di fianco alla principale ed entrato Lì dentro ci vedo delle suorine bengalesi o indiane intente a mercanteggiare su volti sacri, quadretti, ninnoli, libri scritti da prelati, eccellenze, monsignori, eminenze e uomini di grande importanza in terra. Affrettandomi senza indugiare esco da quella sorta di "macchina produttrice di soldi" e nei corridoi incontro una donnina anziana, emaciata, che trascina un corpo stanco, fragile, consumato dal tempo certamente non facile per lei. La guardo con affetto, sapendo che da lei avrei ricevuto una dolce risposta, un senso pieno al nonsenso che circondava quelle mura sacre, una botta di vitalità che non m'avrebbe fatto tornare completamente deluso a casa. Mi guarda e prima che io potessi salutarla con garbo è lei che lo fa: "buongiorno giuvinò" (buongiorno giovanotto). Era vestita di "stracci", certamente non doveva passarsela bene, eppure ha anticipato il mio saluto salutandomi. Quella è stata l'unica persona che ha lasciato un esempio di vera umiltà, di vera carità fraterna nel mio cuore amareggiato., fra gente impegnata a commerciare in luoghi sacri, suore prese da tutto fuorchè dall'affetto per il prossimo, preti indaffarati a cantar messe e parole o rimbecilliti da chiamate chilometriche effettuate con telefonini costosi e con l'aggiunta di vanità. L'unica ad offrirmi un pò d'umanità è stata una clochard. L'unica a donarmi il suo sguardo amabile è stata una "barbona". Io in quella unica persona ho visto battere il cuore della madonna. Nel cuore di una clochard.
Composto venerdì 6 aprile 2018

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