Sono sicura che la vita ha un fine e che ci è stata dato in dono per portare a termine un progetto divino: un grande progetto che ancora non comprendiamo. Per tanto rispetto per ogni vita e per ogni condizione di vita che si presenta, avendo coscienza che quello che c'è di buono intorno a noi, senza farci prevalere dalla sgomento e dalla paura. In questo punto di vista suppongo che è la stessa vita a guidarci per il meglio, a noi serve solo l'aderenza e il proposito di far bene. Tutto ci è stato donato e a volte anche in maniera che non comprendiamo, cioè con dolore. Giobbe nel suo immenso dolore, ha compreso solo quando si è fidato di chi comprendeva più di lui e l'ha messo in quella triste condizione. Affrontiamo la vita di petto giorno per giorno, cercando di vedere dalla nostra ottica e da quella degli altri, che a volte non comprendiamo fino in fondo e affondiamo il coltello nella piaga, facendo più male che bene. La nostra sensazione è che tutti noi siamo legati l'un all'altro in una grande cordata. Questo ci fa capire e che se troviamo qualcuno in pericolo, siamo tenuti a soccorrerli. Capita che molti, più di quanti si possa pensare, comprendono; ma capita anche d'imbatterci nell'insensibilità altrui che ci può angosciare, ma non ci atterra, perché in fondo noi e l'altro ci troviamo in piedi, in astrusità, ma sempre su un campo inventato e mirato da chi non prova odio per noi, anzi ci ama. Così è una partita sempre aperta, senza vincitori né vinti; si gioca con onestà giorno per giorno, e vittoriosa è solo la vita. A volte un vittorioso è soltanto un sognatore che non ha mai mollato.
Composto martedì 1 gennaio 2002
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