Inverno.
Come foglie in autunno, per evitarci cadremo al suolo, creeremo nubi tossiche per far disperdere le nostre tracce, andremo sotto al freddo a cercare calore in letti approssimativi, saremo come tossici al sert, andrò in giro a vaneggiare la morte di Dio, bye bye marcoboy ti stai vendendo il cervello, l'anima già andata tra i fumi, fiumi di gente costellata da problemi, e tu lontana mentre sento tekno martellante balli la samba sulla mia schiena, ti guardo al solito bar, oggi non sei sola, mentre io in occhiali da sole ti guardo seduto su di un rotto motorino, la gente avanti sempre, ed io rammento i ricordi di un lieve periodo trascorso all'insegna dell'amore, finto quanto mai come ideali cristalizzo la mia anima dentro camere iperbariche, dimentico la sindrome e sto di fronte nello specchio a guardare il marcio che la mente butta, come acqua in fiume i miei occhi sgorgano di sangue grumoso.
Vado in giro cercando realtà e mi accorgo che la mia sembra finta e sfinita, non voglio crescere e vedo la gente che amo farlo, resto da solo, mentre la sola mano che volevo al mio fianco e già tra altre mani calde e soffici come velluto, io in mano una rizla e un accendino. L'inverno è alle porte e mai più gelido fu quell'anno senza te.
Composto lunedì 19 settembre 2016
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